Il Regno Unito lamenta problematiche per il controllo delle merci, l’Ue apre a una revisione: difficile, ancora una volta, un accorto nel breve periodo
Si riallungano le distanze tra il Regno Unito e l’Unione europea, con l’articolo 16 dell’accordo di relazioni post Brexit sull’Irlanda del Nord che scuote il — non tanto sereno — rapporto commerciale tra Londra e Bruxelles. Negli ultimi mesi il Paese del Primo Ministro Boris Johnson ha sperimentato in maniera diretta le conseguenze della modifica della partnership con l’Ue, tra mancanze di beni alimentari nonché di forza lavoro utile alla consegna delle merci.
Ma da tempo, il chiodo fisso nella mente dell’esecutivo conservatore in carica è quanto deciso sull’Irlanda del Nord che, secondo il trattato, rimane nel single market europeo così come tutto il resto dell’isola, con i controlli doganali nel Mar Irlandese. Questo evita un confine terrestre netto con la Repubblica d’Irlanda. Le difficoltà, secondo Londra, sarebbero relative ai beni britannici, visto che dovrebbero rifarsi alle normative europee, mentre gli unionisti lamentano problemi nelle consegne.
Dietro le modifiche al cosiddetto protocollo sull’Irlanda del Nord pesa sempre la scure degli accordi per la pace Good Friday Agreement, principale motivo che tiene all’erta numerose capitali mondiali. Tra gli interessati gli stessi Stati Uniti che, proprio per quanto in evoluzione nella regione nord irlandese, non hanno ancora accodato al Regno Unito la possibilità di un trattato sul commercio, di fondamentale importanza per Londra dopo l’uscita dall’Ue.
Il Ministro per la Brexit David Frost ha spiegato che il protocollo non funziona e che il suo Paese è pronto alle salvaguardie unilaterali previste dall’articolo 16 per varie e gravi difficoltà. L’Ue è già pronta ad agire per vie legali, spiegando che questa sarebbe una violazione dei trattati internazionali. Bruxelles non è intenzionata a riaprire il tavolo delle trattative sull’intera questione.
Tuttavia, si è mostrata volenterosa nel concedere un taglio dei controlli del 50%, fino all’80% per i beni sanitari e alimentari. La dichiarazione è arrivata direttamente dal capo negoziatore per la Brexit dell’Ue, Maros Sefcovic. Precedentemente, la Commissione aveva lamentato le poche prove mostrate dal Regno Unito sul mancato funzionamento del protocollo, soprattutto perché, in generale, l’Europa si è trovata preparata ai controlli dei beni britannici in arrivo nell’Ue. La questione è davvero complessa, visto che il Ministro Frost mette in discussione persino l’autorità della Corte europea di Giustizia sul commercio tra Irlanda del Nord e Regno Unito.
Intanto, significativo il commento del vice Primo Ministro irlandese: Leo Varadkar ha messo in guardia le nazioni interessate a sottoscrivere accordi col Regno Unito, dicendo: “Non è certo che manterrà la parola data”. La dichiarazione arriva dopo quella dell’ex consigliere di Johnson, Dominic Cummings, arrivato a sostenere che il Governo ha da sempre l’intenzione di disattendere il protocollo sull’Irlanda del Nord. “Questi commenti — ha aggiunto Varadkar — sono allarmanti perché indicano che l’amministrazione governativa britannica ha agito in cattiva fede”.
Il Regno Unito lamenta problematiche per il controllo delle merci, l’Ue apre a una revisione: difficile, ancora una volta, un accorto nel breve periodo