Tehelka è di gran lunga, almeno per chi scrive, il magazine più autorevole in circolazione in India. Preciso, scomodo, progressista, puntuale e – seriamente – cane da guardia del potere. Ecco, quando il tuo direttore viene accusato di stupro, il rischio è di scialacquare in un colpo solo un’autorevolezza costruita con enorme fatica negli anni.

Tarun Tejpal, direttore e fondatore di Tehelka nel 2000, in India è sinonimo di giornalismo di qualità. Non tanto lui in quanto signor Tejpal, chiacchierato viveur che, parafrasando un’amica, “ha sicuramente visto più mutande di Berlusconi”; quanto come direttore di una pubblicazione simbolo in India, un magazine diventato status symbol di una generazione di lettori impegnata.
Da qualche anno Tehelka organizza una festa del magazine chiamata Think, invitando giornalisti, intellettuali, autori, politici e vip da tutto il mondo per un week-end lungo di incontri e simposi sui temi di attualità indiana e globale.
Secondo quanto denunciato da una giornalsta di Tehelka, rimasta al momento anonima, poco dopo aver accompagnato nella propria camera d’albergo a Goa – sede di Think 2013 – Robert De Niro, Tejpal in ascensore avrebbe l’avrebbe molestata sessualmente.
Il fatto è emerso qualch giorno fa con la pubblicazione online di stralci della mail che la giornalista aveva mandato a Shoma Chaudhury, vicedirettore (donna) di Tehelka, denunciando l’accaduto e pretendendo l’apertura di un’indagine interna in accordo con la legge indiana per la tutela dei diritti dei lavoratori di sesso femminile. Indagine che inizialmente Chaudhury aveva pubblicamente escluso, annunciando che Tejpal, sempre per email, si era scusato e pentito di un comportamento “inqualificabile” dovuto, secondo l’interessato, ad una sbronza. Un “errore di valutazione” che Tejpal era pronto a pagare autosospendendosi dalla direzione del giornale per sei mesi, lasciando la redazione nelle mani sapienti di Chaudhury.
La stessa Chaudhury aveva annunciato l’avvio di un’indagine interna alla redazione, escludendo le autorità di polizia, per risolvere l’accaduto. Si proiettava quindi l’immagine di una debolezza sotto effetto alcolico, magari un’avance respinta dalla giornalista ingigantita poi dai media. Ma i dettagli pubblicati in seguito sono di tutt’altro tenore.
Secondo la ricostruzione della giornalista abusata, Tejpal in ascensore avrebbe “tentato di baciarla, sfilandole le mutandine e molestandola prima oralmente, poi penetrandola con le dita”. Al rifiuto di lei avrebbe ribattuto sostenendo che un comportamento più accondiscendente sarebbe stato “il modo migliore per mantenere il lavoro”. La molestia si sarebbe poi ripetuta il giorno seguente, sempre in ascensore, con un ennesimo tentativo di spogliare la donna.
La notizia ha destato incredulità e indignazione sui social network, con una pioggia di messaggi di solidarietà alla giovane reporter ed esortazioni all’apertura di un’indagine seria, di polizia, per andare fino in fondo all’accaduto. Indagine che oggi si è formalizzata con le accuse di stupro contro Tejpal formulate dalla polizia di Goa.
Tehelka, inoltre, ha deciso di applicare alla lettera la legge sui diritti delle donne nel posto di lavoro, formando una commissione d’inchiesta presieduta dalla nota – e tosta – scrittrice femminista Urvashi Butalia.
Il dubbio che una storia del genere, uscendo in clima pre elettorale, fosse stata pilotata da ambienti della destra indiana per minare la credibilità di una pubblicazione influente e “nemica”, sinceramente, mi è immediatamente balenato per la testa. In particolare dopo le prontissime dichiarazioni di Arun Jatley, leader del Bjp, che in diretta tv ha sostenuto ci si trovasse “chiaramente di fronte a un episodio di stupro”.
Ma, a mente fredda, discutendo con un’altra amica esperta di cose indiane, forse la dietrologia lascia davvero il tempo che trova in questa vicenda. Lo stupro di Delhi ha davvero cambiato tutto e oggi la gente non ha più paura di denunciare abusi.
Tehelka è di gran lunga, almeno per chi scrive, il magazine più autorevole in circolazione in India. Preciso, scomodo, progressista, puntuale e – seriamente – cane da guardia del potere. Ecco, quando il tuo direttore viene accusato di stupro, il rischio è di scialacquare in un colpo solo un’autorevolezza costruita con enorme fatica negli anni.