“Il decennio di crescita economica che ha interessato il continente africano, sembra aver finalmente cominciato ad avere tangibili effetti sulla riduzione del livello di povertà della popolazione”.
Questa una delle conclusioni più importanti del sondaggio intitolato “Africa’s growth dividend? Lived poverty drops across much of the continent”, condotto da Afrobarometer, un istituto di ricerca che studia le tendenze sociali, politiche ed economiche in più di trenta Paesi africani.
I nuovi dati provenienti dal Policy Paper n° 29 elaborato dal centro pan-africano di indagini demoscopiche, sono basati su interviste raccolte tra il 2014 e il 2015 con più di 52.700 cittadini in 35 Paesi africani.
Il monitoraggio effettuato indica che, rispetto alla precedente rilevazione relativa al 2011/2013, è diminuito il numero di africani che non hanno ancora la possibilità di alimentarsi adeguatamente, di aver accesso all’acqua potabile, al combustibile per cucinare e alle cure mediche necessarie, oltre a un maggior reddito in denaro.
Leggendo i risultati dell’indagine, è importante evidenziare che la povertà percepita tende a diminuire nei Paesi che hanno registrato progressi nello sviluppo delle infrastrutture di base.
Nello specifico, tra la prima rilevazione del 2011-2013 e quella odierna, riferita al 2014-2015, sono 22 su 33 i Paesi africani dove la povertà è regredita, con sostanziali diminuzioni in Egitto e a Capo Verde.
Ci troviamo, dunque, di fronte a una nuova tendenza, che non deve lasciarci cogliere da facili entusiasmi poiché, sebbene il continente in generale non può più essere considerato povero, la povertà è ancora una piaga molto diffusa.
Enormi differenze
Nonostante i bassi livelli percepiti in alcuni Paesi, come Mauritius, Capo Verde, Algeria, Egitto e Tunisia, il rapporto mostra che il tasso di povertà è sensibilmente aumentato in Mozambico, Benin, Madagascar e Liberia, mentre è rimasto invariato in altri cinque Paesi africani.
In media, nel 2014/15 oltre il 40% delle persone ha riferito di essere rimasto senza cibo e acqua potabile, almeno una o due volte nello scorso anno, mentre il 49% è rimasto privo di assistenza medica, il 38% di combustibile e il 74% senza reddito monetario.
Da sottolineare anche le enormi differenze che si riscontrano da Paese a Paese, come Gabon, Togo e Liberia, dove si registra l’indice più alto di indigenza; mentre il più basso è stato rilevato alle isole Mauritius, Capo Verde e in Algeria.
In generale, gli Stati con il la quota più alta di povertà sono quelli dell’Africa centrale e occidentale, mentre quelli nordafricani sono in cima alla graduatoria con un livello minimo.
Il Lived Poverty Index
Afrobarometer per monitorare la diffusione della povertà nel continente utilizza il Lived Poverty Index (LPI), un metodo di misurazione basato su una serie di domande formulate nel sondaggio, in grado di evidenziare il concetto di povertà in una maniera più completa e diversa dagli indici utilizzati nelle altre statistiche ufficiali.
Un metodo di rilevazione innovativo basato sull’esperienza degli intervistati, che sono apertamente chiamati a raccontare la loro qualità di vita. E anche se non fossero in grado di riferire con precisione la loro condizione attuale, la testimonianza diretta rappresenta il nucleo centrale nel determinare il livello di povertà.
Sulla base dell’LPI, le Mauritius, con un punteggio di 0,10, sono il Paese meno povero tra quelli presi in esame; mentre quello più depresso è il Gabon, con una valutazione di 1,87, rispetto a una media continentale di 1,15.
L’indagine mette in evidenza anche le vistose differenze nell’accesso ai servizi di base, rilevando per esempio che in Liberia ben il 78% delle popolazione è privo di assistenza medica, mentre a Capo Verde il dato si riduce al 19%, il secondo miglior piazzamento tra i 35 Paesi monitorati, dietro alle Mauritius dove solo il 3% è interessato da questa grave lacuna.
Il ruolo dei governi
Tutta questa serie di dati può essere particolarmente utile ai governi e ai loro donor per delineare strategie atte al raggiungimento dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile.
Anche se la crescita generale delle economie africane gioca sicuramente un ruolo prioritario nella riduzione della povertà, lo studio di Afrobarometer avverte che non vi è alcuna correlazione sistematica: il fattore decisivo per migliorare la vita delle persone è costituito dalla misura in cui i governi nazionali ei loro partner saranno in grado di mettere in atto un tipo di sviluppo, che consente alle persone di costruirsi una vita migliore.
La dimostrazione, spiega il rapporto, è palese laddove i governi operano interventi relativamente semplici investendo nell’istruzione secondaria e terziaria, oppure costruendo strade e altre infrastrutture di sviluppo, come reti fognarie e reti elettriche, le persone vivono sostanzialmente meglio.