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AI entrerà in guerra?


Alle dinamiche intrinseche che rallentano l’impiego di AI nel mondo militare, si aggiungono preoccupazioni politiche, etiche e legali. Ma la strada sembra tracciata perché gli operatori militari sono sempre più dipendenti dalla ineguagliabile capacità computazionale di AI, oggi al loro servizio

Alessandro Marrone Alessandro Marrone
È responsabile del Programma Difesa dello IAI. È inoltre docente presso l’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze del Ministero della Difesa, dopo aver insegnato per quattro anni all’Università di Perugia. Dal 2020 è mentor presso il Nato Defense College, e dal 2016 è membro del comitato scientifico del Armament Industry European Research Group. Collabora con diverse riviste e webmagazine italiani.  

Alle dinamiche intrinseche che rallentano l’impiego di AI nel mondo militare, si aggiungono preoccupazioni politiche, etiche e legali. Ma la strada sembra tracciata perché gli operatori militari sono sempre più dipendenti dalla ineguagliabile capacità computazionale di AI, oggi al loro servizio

La fantascienza è ricca di suggestioni sull’uso per scopi militari dell’intelligenza artificiale, e quindi di computer e robot parzialmente o totalmente autonomi, a partire dalle saghe di Terminator e Matrix. Gli odierni investimenti nel campo civile, specialmente da parte dei colossi statunitensi dell‘Information Communication Technology (ICT) come Meta, Amazon o l’impero di Elon Musk, spingono il progresso tecnologico quanto a big data e machine learning che sono alla base dell’Artificial Intelligence (AI), sviluppando tecnologie teoricamente a disposizione anche delle forze armate americane.

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