Il Paese delle Aquile, potenziale candidato dal 2003, non ha ancora le risorse sufficienti per entrare in Europa.
Dopo 11 anni di speranza e delusioni, dopo essere stato riconosciuto nel 2003 ‘potenziale candidato’, l’Albania ha ottenuto lo status di candidato nel 2014. Uno status che gli era stato rifiutato 4 volte dal 2010 al 2013 a causa delle riserve di alcuni Stati membri, tra cui Francia e Regno Unito. Un no legato soprattutto all’instabilità e polarizzazione politica, che nel 2011 aveva portato proteste violente, dopo che l’opposizione accusò il governo entrante di frode elettorale. Dalle elezioni del 2013, vinte dal Partito Socialista di Edi Rama, ex sindaco di Tirana prima all’opposizione, la situazione sembra essersi stabilizzata.
“Giugno 2014 è stato un momento molto importante per l’Albania” spiega Davide Sighele, giornalista dell’Osservatorio Balcani e Caucaso. “Da allora non è cambiato molto se non la conferma di una certa stabilità politica raggiunta dal paese, con relazioni maggioranza-minoranza meno problematiche del passato. Rimangono situazioni molto critiche, come l’incapacità di promuovere elezioni regolari, emersa anche nelle amministrative dello scorso giugno”.
La reticenza di alcuni Stati membri si basa anche sulla crescita economica debole. Nonostante una certa stabilità macroeconomica, il debito pubblico dell’Albania nel 2014 si è attestato al 71% del PIL. La ripresa dipende da prestiti del FMI e della Banca Mondiale. Il tasso di disoccupazione è in aumento ed è pari al 17%, mentre il PIL pro-capite era del 70% sotto la media dell’Ue l’anno scorso.
A un anno dalla concessione dello status di candidato, l’Albania non ha mostrato miglioramenti significativi ma da un sondaggio condotto dall’Open Society Foundation for Albania per conto della Delegazione dell’Ue, risulta che il 92% degli Albanesi pensa che l’Albania beneficierebbe dell’adesione. Il più alto tasso tra i Paesi candidati seguito da Macedonia (60%) e Montenegro (54%). Secondo il documento “La prospettiva europea dell’Albania: Percezioni e Realtà 2014” pubblicato dall’Albanian Institute for International Studies, “L’integrazione europea è una delle priorità di ogni partito politico che va al potere, qualunque sia la sua ideologia”.
Durante una visita a Tirana lo scorso marzo, il Commissario europeo per la politica di vicinato e i negoziati per l’allargamento, Johannes Hahn, non ha mancato di ricordare al governo albanese i progressi ancora assenti o insufficienti.
Secondo Elly Schlein, europarlamentare del Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici e vicepresidente della delegazione alla Commissione parlamentare di Stabilizzazione e di associazione Ue-Albania, “l’Albania ha compiuto importanti passi in avanti nel suo cammino verso l’adesione. Vi sono però ancora molte sfide alle quali deve cercare di rispondere con efficacia, come la necessità di riformare la giustizia; creare un’amministrazione pubblica e indipendente professionale e depoliticizzata; avere veri media indipendenti e pluralistici; potenziare gli sforzi contro la corruzione e la criminalità organizzata e continuare con la lotta per garantire i diritti delle minoranze.”
Il percorso è ancora lungo. Come spiega Davide Sighele “l’accesso definitivo non dipenderà solo dalla capacità dell’Albania di rispettare i parametri dell’Ue ma anche dal futuro che la stessa Unione saprà dare a se stessa”.
Il Paese delle Aquile, potenziale candidato dal 2003, non ha ancora le risorse sufficienti per entrare in Europa.