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Alexandros e Berkin, greci e turchi figli dello stesso mare.


C’è chi, ancora oggi, considera la Grecia e la Turchia come gli ultimi paesi-nemici d’Europa. Le ferite delle guerre passate si sono quasi del tutto rimarginate, ma non per tutti i popoli. E nell’immaginario politico popolare sono proprio i Greci e i Turchi a non aver ancora del tutto abbandonato il proprio passato da nemici di guerra, che traspare ancora nei rapporti tra cittadini turchi e greci che spesso minano una possibilità di dialogo a causa di pregiudizi storico-culturali.

C’è chi, ancora oggi, considera la Grecia e la Turchia come gli ultimi paesi-nemici d’Europa. Le ferite delle guerre passate si sono quasi del tutto rimarginate, ma non per tutti i popoli. E nell’immaginario politico popolare sono proprio i Greci e i Turchi a non aver ancora del tutto abbandonato il proprio passato da nemici di guerra, che traspare ancora nei rapporti tra cittadini turchi e greci che spesso minano una possibilità di dialogo a causa di pregiudizi storico-culturali.

 

Eppure simile scenario non potrebbe essere oggi più stereotipato, considerando che ormai da decenni gli atriti del passato tra i due popoli sono andati man mano svanendo, e diversi episodi di solidarietà ce lo dimostrano. L’esempio più recente è la manifestazione tenutasi ad Atene in supporto della vittima delle proteste di Gezi Park, Berkin Elvan.

Non pochi anni fa infatti la Grecia si è ritrovata a piangere una propria vittima in circostanze simili alla sua controparte turca, con caratteristiche e dinamiche talmente simili da interrogarsi sull’ironia degli eventi.

Nel dicembre del 2008 la Grecia si è ritrovata al centro di violente proteste che hanno coinvolto la società civile e le istituzioni politiche. Intorno alle ore 21 del 6 dicembre un poliziotto spara a uno studente di quindici anni, Alexandros Grigoropoulos, uccidendolo. La rivolta nasce in seguito all’omicidio del giovane studente nel quartiere universitario di Exarchia ad Atene. L’evento è seguito da diversi atti vandalici, durati più di tre settimane, che hanno causato enormi danni.

Il poliziotto, colpevole di omicidio volontario (secondo la legge greca), è stato condannato all’ergastolo, mentre il suo complice a dieci anni di reclusione.

Le dichiarazioni iniziali della polizia cercarono di attribuire l’assassinio alla dinamica delle operazioni: secondo le forze dell’ordine, nel tentativo di fermare le violenze, un poliziotto sparò alcuni colpi che raggiunsero involontariamente il petto del ragazzo, che morirà prima dell’arrivo dell’ambulanza.

Un video reso pubblico il giorno seguente mostra però che l’omicidio non è avvenuto nel corso di scontri, che il giovane ucciso non stava prendendo parte alle rivolte (proprio come nel caso Elvan) e che gli assassini hanno sparato intenzionalmente e senza apparente motivo. Secondo le dichiarazioni degli amici e dei familiari lo studente si stava recando ad una festa presso degli amici di scuola.

I parallelismi non sono per nulla difficili da delineare: stessa età, stesse dinamiche delle proteste, stesso malcontento popolare nei confronti del governo in carica, stessa fatalità della morte di un giovanissimo studente. I Greci, essendosi subito identificati nel dolore provato dai fratelli “dello stesso mare” e ancora più scioccati dal dover rivivere lo stesso episodio di violenza, hanno messo da parte orgogli nazionalisti e ferite di guerre storiche ormai secoli lontane ed hanno organizzato un presidio con lo slogan “Children of the same sea – Figli dello stesso mare”, non solo in riferimento alla più letterale condivisione geografica delle stesse acque mediterranee, ma in allusione alle simili sorti dei due popoli, amareggiati dai comportamenti e dalle scelte dei propri governi.

Le manifestazioni di solidarietà non hanno richiamato l’attenzione della comunità internazionale, ma la notizia ha per lo meno raggiunto i coetanei turchi, che commossi da simili gesti hanno condiviso le immagini degli striscioni di sostegno greci sui vari social networks.

Il poliziotto, colpevole dell’omicidio di Alex è stato condannato all’ergastolo; il poliziotto turco colpevole dell’uccisione di Berkin avrà mai cio che merita?

Forse qui giace l’unica differenza che separa i due casi.

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