A causa delle sanzioni Usa, da gennaio anche Alitalia interromperà i voli diretti per l’Iran. Non era mai accaduto in mezzo secolo. Protestano gli imprenditori italiani che operano nel Paese. E Teheran accusa gli europei di non rifornire di benzina gli aerei iraniani
Lo spazio aereo internazionale sgombro dai velivoli iraniani. Sembra questo l’ultimo dei sogni che si avverano del presidente Usa Donald Trump, dopo che anche Alitalia ha annunciato la chiusura del collegamento Roma-Teheran da gennaio – come già avevano deciso nei mesi scorsi Klm, British Airways e Air France. E questo in seguito all’uscita unilaterale della Casa Bianca dall’accordo sul nucleare e alle nuove sanzioni imposte alla Repubblica Islamica ma minacciate anche a quanti vogliano continuare a fare affari con l’Iran.
I problemi più seri li sta registrando Iran Air, compagnia di bandiera colpita dalle sanzioni di Trump del 6 novembre, per le difficoltà a rifornirsi di carburante in Italia: all’origine, spiegano fonti interne, il mancato rinnovo dei contratti per i rifornimenti, che sarebbe da addebitarsi proprio alle aziende cui la compagnia iraniana fa riferimento per il servizio. Da qui la decisione di accorpare da novembre i voli per Roma e Milano, con un solo aeromobile che da Teheran dovrebbe coprire le due destinazioni ma anche una serie di problemi organizzativi che per tutto dicembre hanno comportato la cancellazione del volo su Roma.
Martedì 18 un aereo Iran Air diretto a Milano ha dovuto atterrare nella capitale per nebbia – i passeggeri sono stati poi accompagnati a prendere il treno per il capoluogo lombardo – ma, proprio per insufficienza del carburante, ha fatto ritorno a Teheran senza poter volare a Milano per prendere i passeggeri diretti in Iran – e recuperati il giorno dopo da un altro aereo partito da Teheran.
Un esempio che evidenzia le problematiche che affronta la compagnia di bandiera iraniana ma che riguarderebbero anche l’altra compagnia iraniana che vola su Milano, cioè Mahan. Problemi che, fanno ancora notare le stesse fonti, si verificano quando l’Italia figura ancora nella lista degli otto Paesi esentati per sei mesi dalle sanzioni Usa contro l’import di petrolio iraniano. E che, contestualmente, sollevano interrogativi sul rispetto dei diritti del passeggero e delle norme sul traffico aeroportuale.
Per la cronaca, ai tempi del presidente Mahmoud Ahmadinejad e quando le sanzioni contro l’Iran erano condivise anche dall’Europa, i voli Alitalia facevano scalo tecnico ad Ankara per fare quel rifornimento che anche gli aeroporti italiani negavano ai vettori di Teheran.
Ma il caso dell’Italia trova probabilmente una spiegazione nella denuncia lanciata in questi giorni dall’Iran, che accusa i Paesi europei di non rifornire di benzina i velivoli iraniani.
«Lo spazio aereo iraniano è aperto a tutti e anche agli Usa, tranne che a Israele», ha dichiarato nei giorni scorsi il responsabile dell’aviazione civile iraniana Ali Abezadeh, citato da PressTv, ma «la maggior parte dei Paesi europei continua a rifiutare il combustibile per gli aerei iraniani e questo crea problemi, sui quali stiamo comunque lavorando per una soluzione». Le aziende che forniscono il combustile indicherebbero le nuove sanzioni Usa nel rifiutare rifornimenti. «Lo scopo degli Usa», ha sottolineato Abezadeh, «è quello di tagliar fuori i voli internazionali delle compagnie iraniane». L’Iran, aggiunge la Tv di stato iraniana in lingua inglese, è già contrariato con la Ue per non aver dissuaso le compagnie aeree europee dal lasciare la Repubblica Islamica – il riferimento è a Klm, British Airways e Air France che già hanno lasciato nei mesi scorsi l’Iran –, mentre gli sforzi della Ue di creare un canale indipendente per le transazioni finanziarie, il cosiddetto Special Purpose Vehicle, non hanno ancora dato frutti concreti.
Sempre nei giorni scorsi Farzaneh Sharafbafi, amministratore delegato dell’Iran Air, aveva chiesto alla Ue di fare pressione sugli Usa per la consegna di tutti i 100 velivoli Airbus per i quali era stato chiuso un contratto dopo il nuclear deal del 2015, bloccato poi dagli Usa come quello con l’americana Boeing per altri 80 aeromobili. «Speriamo» – ha detto la dirigente di Iran Air – «che la Ue possa ottenere le licenze Ofac (Office of Foreign Assets Control) per la consegna degli Airbus acquistati», analogamente a quanto era accaduto per il gruppo italo-francese Atr, che ha potuto consegnare anche grazie a tale licenza 13 velivoli su 20.
La società europea Airbus ha invece consegnato solo tre aerei, causa il fatto che il 10% dei componenti – ricorda ancora PressTv – vengono fabbricati negli Usa. La russa Sukhoi, da parte sua, starebbe già lavorando per ridurre il numero dei componenti di fabbricazione Usa dei propri Superjet 100, nel caso Teheran decidesse di rivolgersi proprio a Mosca per coprire almeno in parte il proprio fabbisogno, calcolato in 500 nuovi aeromobili ad uso civile.
Quanto alla rinuncia di Alitalia, all’origine della scelta – spiegano fonti ben informate – vi sarebbe un “problema” con Assicurazioni Generali per la copertura assicurativa dei voli oltre alle prospettive di traffico inferiore per via della diminuzione dei rapporti tra Italia e Iran causata dalle sanzioni Usa, che rende la tratta antieconomica. La decisione di fermare i voli da gennaio è stata comunicata da Alitalia in una conferenza stampa tenutasi a New York il 12 dicembre, in concomitanza con l’annuncio del ripristino del collegamento con Washington da maggio 2019. E non avrebbe alcun collegamento – aggiungono le stesse fonti – con l’ipotesi di un coinvolgimento della compagnia statunitense Delta nell’offerta di Fs per il futuro della nostra compagnia di bandiera.
L’annuncio di Alitalia non è stato apprezzato da molti viaggiatori e cittadini italiani, che hanno espresso la loro contrarietà sui social media. Diretta anche la risposta di Alitalia su Twitter ad alcuni di loro: «Questa decisione si rende necessaria per le scarse prospettive del volo determinate dal ripristino dell’embargo Usa». E non è piaciuto nemmeno ad alcuni imprenditori che credono nella possibilità di continuare a lavorare con l’Iran, dal momento che, nonostante le sanzioni, rimangono ampi margini per operare, soprattutto per le piccole e medie imprese – anche se sarà necessario ricorrere nuovamente alle triangolazioni con altri Paesi per le transazioni finanziarie -.
«Che la compagnia di bandiera del Paese europeo che ha il più grande interscambio con l’Iran (oltre 5 miliardi di euro nel 2017, ndr) lasci Teheran non mi sembra davvero un buon segnale», commenta Luca Miraglia, managing director della società di consulenza specializzata nel mercato iraniano Quarkup Group, rappresentante ufficiale in Iran del gruppo professionale Ambrosetti.
«Sono 55 anni che Alitalia vola da Roma a Teheran e questa è la prima volta che sospende i voli verso il Paese» ha scritto su Facebook e Twitter Raffaele Mauriello, docente alla Allameh Tabataba’i University di Teheran e alla Sapienza di Roma. «La compagnia ha mantenuto i voli persino durante gli otto anni di guerra fra l’Iraq e l’Iran e durante la presidenza di Ahmadinejad, quando l’Iran venne sottoposto a sanzioni internazionali da parte delle Nazioni Unite. Gli italiani sono la più grande comunità di europei residenti in Iran e l’Italia è stata negli ultimi decenni uno dei due maggiori partner commerciali europei del Paese, spesso il primo».
Per chi da gennaio vorrà volare da Roma a Teheran rimarranno dunque solo voli non diretti con altre compagnie europee, come Lufthansa e Austrian Airlines, oppure con altri vettori internazionali come Turkish Airlines, Aeroflot, Qatar Airways ed Emirates.
@lb7080
A causa delle sanzioni Usa, da gennaio anche Alitalia interromperà i voli diretti per l’Iran. Non era mai accaduto in mezzo secolo. Protestano gli imprenditori italiani che operano nel Paese. E Teheran accusa gli europei di non rifornire di benzina gli aerei iraniani