Prendete uno spazio espositivo di stampo orientale, scelto tra i quattordici fiori all’occhiello del più grande mercante d’arte al mondo. Unite un celebre artista americano dalle origini italiane. Ripensate alle sue opere, collezionate e presentate in più occasioni da un famoso mecenate francese. Infine mescolate con cura ed avrete una mostra da non perdere, se passate da Hong Kong tra il 12 marzo ed il 9 maggio, periodo in cui sarà possibile ammirare la prima grande personale in terra asiatica di Rudolf Stingel.
Su brillante iniziativa della premiata ditta Gagosian galleries – più precisamente del nono domicilio di patron Larry, nonché unica portavoce in terra orientale del gusto del gallerista – si aprono le porte ad un artista che ha fatto dello stupore, della semplicità e dell’eleganza il suo biglietto da visita.
Il percorso di Stingel, triestino classe 1956 che vive tra Merano e New York, è sorprendente anche nei parallelismi con la sua – doppia – vita: riservato e discreto nel privato, non per questo egli è meno attivo e consapevole del suo ruolo da protagonista nel mondo dell’arte contemporanea. D’altro canto, le sue esposizioni possono essere scenografiche ed invadenti, dal momento che spesso cambia i connotati agli spazi che le ospitano. È stato il caso di Palazzo Grassi nel 2013, quando ha ricoperto cinquemila metri quadri con la riproduzione in tessuto di un prezioso tappeto proveniente dalla Transilvania. Eppure l’immersione in questi ambienti evoca un raccoglimento paradossalmente molto intimo, un’esperienza coinvolgente e stimolante. Come spiega Bonami, critico e curatore “Stingel è un vero artista perché è come il cuoco che ha inventato lo strudel, una ricetta che si tramanda di generazione in generazione affidandosi un po’ alla memoria di chi li fa e la insegna agli altri. Allo stesso modo il vero artista è quello capace di insegnarci anche un modo di vedere il mondo e di farlo a modo nostro.”
In sintesi, Stingel ha un enorme merito, ovvero quello di ribaltare con pochi ed efficaci gesti le certezze e l’esperienza che tutti noi più o meno abbiamo interiorizzato, mostra dopo mostra, rapportandoci con le più varie opere d’arte esposte in spazi pubblici. Infatti utilizzando, in più di vent’anni di attività, materiali come gomma, moquette, alluminio, polistirolo e vernice, ed aggiungendo come “ingrediente segreto” la ricerca di un coinvolgimento attivo da parte del pubblico, ha lasciato tutti senza parole in varie circostanze, rendendosi così memorabile. Che si tratti di incoraggiare i suoi spettatori ad incidere le pareti foderate di alluminio, oppure a disegnare o lasciare impronte sul polistirolo come fosse un tappeto, o anche solo a rimanere senza parole davanti a palazzi foderati con moquette, il risultato è stato sempre lo stesso: indimenticabile.
In mostra alla Gagosian gallery di Hong Kong troviamo una selezione di opere emblematiche della storia di Stingel, derivanti dalle installazioni ambientali che hanno rivestito il Museum of Contemporary Art di Chicago e il Whitney Museum di New York nel 2007. Le pareti di entrambi i musei sono state foderate con uno strato di alluminio riflettente, metodologia già sperimentata dall’artista nel Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento nel 2001 e alla Biennale di Venezia nel 2003. Gli spettatori hanno graffiato, scritto, inciso e disegnato le superfici color argento e oro, inizialmente immacolate e preziose, quasi evocative di un lusso e un livello irraggiungibili, volutamente sottolineati da accostamenti con elementi d’arredamento preziosi, come il velluto e i lampadari a goccia. Mano a mano le singole tracce si sono accumulate sulle pareti, raccontando un’altra storia, ora tramandata in pannelli e sezioni che Stingel ha post-prodotto selezionando i frammenti più significativi, quelli che celebrano i segni lasciati dal tempo e dall’uomo.
Le opere in mostra alla Gagosian sono quindi il risultato di una particolare lavorazione eseguita mediante l’elettroformatura del rame, tecnica che ha permesso all’artista di catturare anche i minimi dettagli delle superfici scelte. Il processo si basa sull’utilizzo di uno strato di rame puro steso su una sagoma, normalmente in alluminio, che riproduce fedelmente la forma interna dell’oggetto da ottenere, in questo caso i graffiti. Al termine del procedimento l’oggetto ottenuto, tutto in rame, viene trattato dall’artista stendendo uno strato protettivo a base di nichel e oro, realizzando così una serie di pannelli che elevano i graffiti originali a sorprendenti, moderne e preziose incisioni rupestri.

Un memorandum di un pezzo del percorso artistico di Stingel da ricordare perchè, come ricorda Bonami “Stingel ci spinge a camminare nell’arte come si cammina nella vita, lasciando impronte, pedate e ditate su ciò che calpestiamo e tocchiamo.”
RUDOLF STINGEL
12 marzo – 9 maggio 2015
Gagosian gallery, Hong Kong
http://www.gagosian.com/exhibitions/rudolf-stingel–march-12-2015
Prendete uno spazio espositivo di stampo orientale, scelto tra i quattordici fiori all’occhiello del più grande mercante d’arte al mondo. Unite un celebre artista americano dalle origini italiane. Ripensate alle sue opere, collezionate e presentate in più occasioni da un famoso mecenate francese. Infine mescolate con cura ed avrete una mostra da non perdere, se passate da Hong Kong tra il 12 marzo ed il 9 maggio, periodo in cui sarà possibile ammirare la prima grande personale in terra asiatica di Rudolf Stingel.