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Un americano che spiega la vittoria di Trump


INTERVISTA ESCLUSIVA - La rabbia della Rust Belt, della working class bianca sconfitta dalla globalizzazione, ok. L’urlo dell’America popolare e populista contro l’élite, contro l’establishment, incarnato dalla dinastia Clinton, ok. Ma per spiegare il risultato più sorprendente della storia democratica americana, l’arrivo alla Casa Bianca di un disruptor che ha mandato in tilt analisti, giornalisti, sondaggisti, violando tutte le buone norme della decenza e della competizione politica, c’è dell’altro. Occorre fare appello a qualcosa di più profondo.

I giornali inglesi dopo la vittoria di Trump, Londra, Gran Bretagna, il 10 novembre 2016. REUTERS/Toby Melville

INTERVISTA ESCLUSIVA – La rabbia della Rust Belt, della working class bianca sconfitta dalla globalizzazione, ok. L’urlo dell’America popolare e populista contro l’élite, contro l’establishment, incarnato dalla dinastia Clinton, ok. Ma per spiegare il risultato più sorprendente della storia democratica americana, l’arrivo alla Casa Bianca di un disruptor che ha mandato in tilt analisti, giornalisti, sondaggisti, violando tutte le buone norme della decenza e della competizione politica, c’è dell’altro. Occorre fare appello a qualcosa di più profondo.

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