Tom Barnes, giovane capitano dell’esercito britannico in Afghanistan, che durante un’operazione di bonifica del territorio si trova coinvolto nell’esplosione di un ordigno e perde l’uso delle gambe; Latif, ragazzo afgano che milita fra i ribelli mentre Faridun, suo amico d’infanzia e figlio di Kushan Hhan – uomo influente della zona che organizza la rete d’irrigazione dei campi – sceglie per sé un’esistenza pacifica pur vivendo nel cuore del conflitto.
Anatomia di un soldato, romanzo d’esordio di Harry Parker, pubblicato in Inghilterra dalla Faber & Faber Limited e in Italia dalle Edizioni SUR nella traduzione di Martina Testa, racconta le vicissitudini di questi tre personaggi in modo alquanto originale, attraverso una struttura che si compone delle testimonianze di vari oggetti presenti nei momenti cardine della storia.
Ciò che di primo acchito potrebbe far pensare a un sofferto memoir – anche l’autore, come il protagonista del romanzo, ha prestato servizio nell’esercito britannico con il grado di capitano, in Iraq nel 2007 e in Afghanistan due anni dopo, perdendo l’uso delle gambe in seguito a una deflagrazione –, devia invece verso un percorso originale e ben cesellato che, pur mantenendo una spiccata dimensione autobiografica, ne scandisce le tappe in un elaborato contrappunto narrativo.
Frammentazione e ricomposizione possono ascriversi a direttrici fondamentali, poli su cui si attestano sia la forma che il contenuto del libro: da un canto il dramma personale di un soldato che deve ricostituire la propria lacera individualità e dall’altro un intreccio sviluppato lungo quarantacinque capitoli, ciascuno dei quali fornisce un diverso punto di vista al servizio dell’avanzare continuo ma a tratti sapientemente ondivago della storia. Il tempo del racconto non persegue un andamento lineare, rettilineo, ma scarta imprevedibilmente tra passato e presente, muovendosi in una circolarità imperfetta che ritorna su di sé aggiungendo sempre nuovi elmenti e ricompattando la visione d’insieme. La stessa scena s’interrompe e si ripresenta più avanti con diversa composizione, in quanto prospettive e visuale di volta in volta adottate le conferiscono nuovo senso e significato, impreziosendola di dettagli e passaggi che risultano decisivi al quadro generale dell’opera.
Gli oggetti sono simboli sparuti, voci rigorose e inusitate, proiezioni emblematiche che la narrazione dissemina a maglie larghe. Un’oggettività presunta s’incunea nelle psicologie dei personaggi, disvelandovi anfratti di disperazione e speranza, aspettative e realizzazioni. Così la bici di Faridun racconta di un’amicizia tradita, la scarpa di Latif delinea la sua volontà di emancipazione nello scenario turbolento del conflitto, una sega oscillante tratteggia le fasi della delicata operazione chirurgica cui viene sottoposto Tom Barnes, una borsa partecipa all’angoscia di una madre, uno specchio registra il mutamento fisico e mentale del soldato, una protesi ravviva la possibilità di una speranza, un tappeto custodisce i riverberi di una vitale quanto problematica giovinezza in Afghanistan, un aeromobile a pilotaggio remoto azzera le distanze tra ribelli e civili, un lenzuolo di neve testimonia il rigoglio di un’improvvisa e indifferibile joie de vivre. Gli oggetti mettono anche in relazione, in un gioco di risonanze e specularità, personaggi distanti fra loro quali Barnes e Latif: entrambi cercano di sporcare l’uno il proprio zaino, l’altro le scarpe, in modo da renderli ‘consumati e vissuti’, in linea con i loro stati d’animo, senza sapere quanto presto questo desiderio si sarebbe avverato e avrebbe sparigliato equilibri fragili e in continuo divenire.
Anatomia di un soldato si rivela, in ultima istanza, un romanzo intenso ed evocativo, estraneo a sentimentalismi e ideologie, che, invece di offrire posizionamenti di giudizio o facili risoluzioni, assurge a valore paradigmatico circa l’essenza stessa della guerra e dei tributi da essa pretesi e inevitabilmente riscossi: è la storia di un’identità straziata che si riscopre capace di acquistare nuova consapevolezza e rinnovata unità.