Torna la paura nella regione del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo un periodo di calma apparente dove sembrava che l’esercito di Kinshasa fosse riuscito a prendere finalmente il controllo di un’area del Paese da decenni al centro di scontri interetnici le violenze sono di nuovo esplose con una violenza forse inattesa.

I ribelli ugandesi dell’Adf Nalu, gruppo di miliziani in fuga dall’Uganda che si nasconde nelle foreste del Nord Kivu e a cavallo con il confine rwandese, ha fatto irruzione alla fine della scorsa settimana nel villaggio di Beni, distruggendo e uccidendo a colpi di machete 27 persone, per lo più donne e bambini, senza il minimo intervento dell’esercito regolare congolese.
Esercito che è quindi stato criticato dalla popolazione locale e dai famigliari delle vittime che hanno chiesto un intervento militare nella zona e hanno inscenato una giornata di lutto mantenendo chiuse tutte le attività commerciali di Beni. Questo villaggio è infatti altamente militarizzato e sembra inspiegabile come l’Adf Nalu sia stato in grado di entrare a Beni e uccidere a freddo oltre venti civili in assoluta tranquillità.
Fa riflettere poi il fatto che i miliziani ugandesi non abbiano rubato nulla ma abbiano solo ucciso. Il loro intento, infatti, sembra essere quello di voler seminare il terrore in una regione fragile e ricca di risorse naturali per le quali, non è un segreto, gli interessi in gioco sono molti e gli attori in campo tanti.
Dietro ogni milizia che si nasconde nelle foreste e compie atti di violenza vi è infatti, spesso, l’appoggio di altri paesi africani che dall’instabilità del Nord Kivu, e della Repubblica Democratica del Congo, hanno solamente da guadagnare. Anche le potenze occidentali non sono immuni da colpe a causa dei loro interessi economici nelle miniere e nell’estrazione di risorse che spesso si trasforma in sfruttamento, tensioni e sfocia poi in conflitti. La presenza dei caschi blu dell’Onu e della missione Monusco, che ha contribuito mesi fa alla resa del gruppo ribelle M23, è ancora abbastanza numerosa ma contro gli attacchi imprevedibili di gruppi come Adf Nalu anche le forze di peacekeeping non sembrano essere di grande utilità.
Nelle ultime settimane i ribelli ugandesi hanno ucciso oltre 50 persone, nell’incredulità della popolazione nel silenzio dei mezzi d’informazione. Il conflitto in Nord Kivu non è terminato come molti pensavano, va avanti e andrà ancora avanti per molto, fino a quando il governo di Kinshasa non sarà in grado di riprendere il controllo del Nord Kivu e di una regione da troppo tempo sconvolta da violenze e uccisioni di massa.
Torna la paura nella regione del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo un periodo di calma apparente dove sembrava che l’esercito di Kinshasa fosse riuscito a prendere finalmente il controllo di un’area del Paese da decenni al centro di scontri interetnici le violenze sono di nuovo esplose con una violenza forse inattesa.