Berlino – Le luci cominciavano ad accendersi sulla città la notte delle elezioni, quando i primi risultati quasi finali hanno iniziato ad apparire sui grandi schermi nelle sedi dove i partiti avevano organizzato la notte elettorale per la stampa e per i loro sostenitori.

Merkel, statua di Willy Brandt e al microfono Sigmar Gabriel, il capo della Spd
Nonostante la possibilità che gli elettori giocassero al gioco del “voto strategico” – illustrato dal giornale Die Zeit il giorno prima nei particolari – subito è apparso chiaro che la maggioranza aveva votato per una personalità, vale a dire, Angela Merkel.
Con il 41,5%, la Cancelliera in carica salta alla vittoria e a un terzo mandato. Ottenendo il 25,7%, i socialdemocratici dell’Spd, si sono lasciati alle spalle il loro minimo storico del 23,7 % del 2009. La Linke (Sinistra) e il partito dei Verdi hanno perso un paio di punti percentuali, scendendo all’8,6% e 8,4% rispettivamente. GIi indisciplinati liberali dell’Fdp non entrano in Parlamento per la prima volta nella storia della Bundesrepublik, come non entra il neo-partito anti-euro Afd. Con un 2%, l’umore era alquanto depresso nella sede dei Pirati, gruppo antesignano dell’M5S di Grillo in Italia.
Ad Angela Merkel, tuttavia, mancano cinque seggi per la maggioranza assoluta ed è da formare, e al più presto, la coalizione che governerà.
“Gli elettori non pensano in termini di schieramenti, pensano in termini di partiti”, spiega il professor Ronald Sturm, docente di Scienze Politiche presso l’Università di Erlangen-Norimberga. “Dal punto di vista dello studioso, è interessante il fatto che i partiti abbiano fatto campagna elettorale per uno schieramento – uno nero-giallo conservatore e uno rosso-verde orientato più in senso sociale e internazionale – anche se questo ragionamento non corrisponde più al modo di pensare degli elettori. I politici faranno fatica a spiegare perché formeranno una coalizione che non corrisponderà a questi due blocchi precostituiti. In parte se lo meritano perché non hanno cercato di portare gli elettori a ragionare in modo più intelligente. Hanno lasciato che la politica si riducesse a uno spettacolo. Naturalmente, ciò che è in gioco è di estrema importanza: il futuro dei tedeschi e in parte quello dei cittadini europei. I tedeschi in questo momento sembrano volere spiegazioni bianco o nero”.
O, scomodando Bismarck, si potrebbe dire che “i tedeschi dormono meglio quando non sanno come si fanno le salsicce e le leggi”. In una delle ultime apparizioni pubbliche di Merkel, la folla l’ha applaudita quando la Cancelliera ha parlato dei capelli: ” Avevo paura che la pioggia rovinasse la mia ben fissata pettinatura”. Ma ai tedeschi nei prossimi quattro anni toccherà affrontare alcuni problemi alquanto complessi: la crisi in Europa, il limite del debito da introdurre nella Costituzione…
“Gli elettori tedeschi sono diventati più infantili, ma lo stesso vale per i politici. I politici hanno evitato gli argomenti complessi. Come il limite al debito per capire il quale è necessario comprendere la differenza tra debito congiunturale e debito strutturale. Gli elettori tedeschi sembrano già smarriti quando si tratta di capire la riforma del sistema elettorale. Ci crede che una deputata abbia avuto bisogno di cantare una canzone di Pippi Calzelunghe in Parlamento per richiamare l’attenzione? È successo all’inizio di settembre”, commenta il professor Sturm. “La prima cosa che viene in mente è che queste persone siano tutte impazzite”.
Circa il 25% dei tedeschi ha votato per posta questa volta, rispetto all’8 % di dieci anni fa”. Questo la dice lunga sulla distanza tra elettori e politica, che è considerata meno importante, al punto che può bastare come impegno una lettera.
Anche così, la Cdu ha bisogno di un partner per governare. Nella Willy-Brandt Haus, la sede tutta vetro dell’Spd, l’atmosfera era positiva, ma i fan hanno reagito con entusiasmo quando è stato definitivo che la coalizione Cdu-Fdp non era più possibile e quando Peer Steinbrück, il candidato della Spd, ha detto parlando in tv che avrebbe consigliato il suo partito di restare all’opposizione piuttosto che lasciarsi coinvolgere in una grande coalizione. Una grande coalizione con l’Spd implicherebbe l’allentamento di alcune misure di austerità richieste da Merkel in cambio dei pacchetti di aiuti, ma in materia di politiche sociali e di tassazione le due parti potrebbero raggiungere dei compromessi.
“Se l’Spd entra in una grande coalizione sarà fagocitata da Merkel com’è successo all’Fdp”, dice Detlef Gürtler, caporedattore della rivista svizzera GDI Impuls. “Lo stesso accadrebbe ai Verdi se accettassero di entrare in una coalizione con Merkel. Ascoltando i leader verdi Jürgen Trittin e Katrin Göring-Eckardt la sera elettorale”, aggiunge Gürtler, “ho avuto la sensazione che stiano prendendo in considerazione una tale coalizione, perché ciò permetterebbe loro di portare avanti la loro agenda ambientale”. Naturalmente, gli elettori verdi ne sarebbero molto delusi.
“È qui che la gente dice che i politici fanno alla fine quello che pare loro”, dice il professor Sturm. “Una delle conseguenze di questo buon ciclo economico è che i tedeschi hanno dimenticato l’importanza di misurarsi con la politica. Ci sono molti problemi cui dovranno fare fronte di cui non sembrano consapevoli”.
Tra questi, una popolazione che invecchia…
“In questo aspetto le cose stanno cambiando. La Cdu si sta aprendo all’immigrazione. Nella regione della Ruhr [la regione più industrializzata della Germania per decenni] i conservatori hanno candidato una donna turca, che è anche musulmana. Conservatori e turchi condividono molti valori, tra cui i matrimoni vita natural durante e il contrasto dell’omosessualità”.
Che cosa succederà se la coalizione che viene fuori sarà anomala?
“Vede? Anche lei sta ragionando in termini di schieramenti precostituiti”, conclude Sturm. “Lasci che la coalizione governi prima di giudicare”.
Berlino – Le luci cominciavano ad accendersi sulla città la notte delle elezioni, quando i primi risultati quasi finali hanno iniziato ad apparire sui grandi schermi nelle sedi dove i partiti avevano organizzato la notte elettorale per la stampa e per i loro sostenitori.