Ve lo ricordate Anna Hazare, il “nuovo Gandhi” paladino della lotta anti corruzione indiana? Ha annunciato il proprio sostegno a Mamata Banerjee, chief minister del Bengala occidentale, per le prossime elezioni nazionali. Accoppiata interessante.

Provare a star dietro ai tumulti della politica indiana è impresa da intraprendere con una predisposizione al gossip: le continue giravolte dei politici locali, con alleanze da luna di miele portate con disinvoltura dall’avvocato divorzista non appena il vento cambia direzione, sarebbero roba da magazine patinato. Invece ci si gioca il governo del secondo paese più popoloso al mondo.
Nel 2012 avevo riassunto la genesi del personaggio di Anna Hazare: un anonimo amministratore di villaggio del Maharasthra improvvisamente proiettato come leader di statura nazionale dai media indiani. L’opera di Hazare si è poi rivelata una grande bolla mediatica, incapace di imprimere quello slancio per il cambiamento che una buona fetta della società civile urbanizzata sentiva necessario. Il fascino misticheggiante di Hazare è stato rimpiazzato dall'”anarchico” Arvind Kejriwal e dal suo Aap, reduce da una prova di governo a Delhi molto deludente.
A stretto giro dalle dimissioni di Kejriwal da Delhi, Hazare e il suo team – rimasti nella penombra della campagna elettorale fino a questo momento – sono usciti allo scoperto appoggiando la candidatura alla premiership di Mamata Banerjee detta Didi (sorella), chief minister anti comunista del Bengala occidentale, intenzionata a correre da sola (o in un’ipotetica coalizione di un terzo polo che raggruppi un po’ di partiti locali contro il Congress e il Bjp).
L’ipotesi che non si tratti di bluff sono molto deboli: il partito di Mamata, il Trinamool Congress, è presente solo nel Bengala occidentale e difficilmente riuscirebbe ad avere un potere contrattuale tale, a livello panindiano, da poter aspirare realisticamente al posto da primo ministro. L’endorsement di Hazare però aggiunge al livello di populismo tipico di Mamata (che vive in condizioni ultra modeste, senza “auto blu” e, pare, senza percepire lo stipendio da chief minister) il peso specifico del “nuovo Gandhi”, intenzionato a mettere i bastoni tra le ruote al rivale Kejriwal.
Mamata è una leader molto accentratrice, affetta da manie di persecuzione e strenua nel difendere lo status dell’India tradizionale (celebri i suoi commenti circa gli stupri avvenuti nel suo stato, ora architettati dagli avversari politici per screditarla, ora causati dalle donne in giro oltre il tramonto, contravvenendo al decoro hindu). Con Hazare proverà ad aumentare la sua base di voto, nella speranza di attirare altri alleati nel resto dell’India oppure rendersi, semplicemente, un alleato indispensabile per chunque aspiri alla premiership di Delhi.
Dal lato Bjp, Modi nel suo tour sta cercando di portarsi a casa delle alleanze locali nell’India del nord-est (stati però poco influenti sul computo finale dei voti, essendo non molto popolosi), mentre il Congress inizia a sondare possibili compagni di viaggio in Bihar e nell’India del sud, zone in cui il Bjp è virtualmente inesistente.
Facendo un paragone azzardato, la situazione ora qui in India è identica all’entrata dei cavalli nel Palio di Siena: si sgomita, si cerca una posizione di favore per la partenza, si sondano alleanze finte per fare notizia e alleanze vere da giocarsi quando si entrerà nel vivo della gara.
Fare previsioni in questo momento mi sembra ancora inutile e la generale frenesia per il Bjp nazionalista dato come favorito potrebbe ribaltarsi da un momento all’altro.
L’Economic Times, qualche giorno fa, ha pubblicato un’analisi statistica delle elezioni passate, osservando come si comporta il Bjp quando gareggia in stati che non vedono un bipolarismo marcato tra Bjp e Congress: casi come il Bengala occidentale, il Bihar, il Tamil Nadu, il Karnataka, l’Uttar Pradesh, dove il peso dei partiti locali è molto più consistente. La maggioranza delle volte, secondo ET, il Bjp non solo perde, ma si piazza come terzo o quarto partito a livello locale.
Segno che, senza un’oculata politica delle alleanze negli stati più popolosi, il carisma di Modi potrebbe non bastare.
Ve lo ricordate Anna Hazare, il “nuovo Gandhi” paladino della lotta anti corruzione indiana? Ha annunciato il proprio sostegno a Mamata Banerjee, chief minister del Bengala occidentale, per le prossime elezioni nazionali. Accoppiata interessante.