A due settimane dal ballottaggio presidenziale, il Fmi annuncia lo sbarco a Buenos Aires dell’Ufficio indipendente di valutazione. Il governo accusa l’ex presidente Macri di aver finanziato la fuga di capitali col credito dell’organismo, il più grande mai elargito.
La spinosa questione del debito argentino è tornata in questi giorni a far discutere a Buenos Aires, in mezzo alla fervente campagna elettorale in vista del ballottaggio del 19 novembre tra l’attuale ministro dell’economia, Sergio Massa, e il candidato dell’estrema destra Javier Milei.
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha recentemente annunciato che a fine novembre una missione dell’Ufficio Indipendente di Valutazione (Independent Evaluation Office, IEO), un organo di controllo interno del FMI, autonomo dal suo consiglio direttivo, giungerà in Argentina per esaminare le condizioni in cui è stato concesso un massiccio pacchetto di aiuti superiore a 57 miliardi di dollari nel 2018.
Questo è il più grande prestito mai concesso dal FMI nella sua storia ed è stato al centro di numerose controversie. In maggio, la Commissione di Controllo del Debito Pubblico del Revisore Generale della Nazione ha pubblicato un rapporto in cui sostiene che, oltre a non essere state rispettate le condizioni di legge per l’accettazione del prestito, il 66% dei fondi ottenuti è stato utilizzato per finanziare investimenti privati attraverso una massiccia fuga di capitali. La Banca Centrale argentina ha documentato un aumento dei capitali inviati all’estero dall’Argentina tra il 2018 e il 2019, proprio nel periodo in cui il FMI autorizzava il rilascio delle tranche di aiuti previste nell’Accordo Stand-By. Una accusa respinta sia dal governo conservatore guidato dall’ex presidente Mauricio Macri (2015-2019) sia dal FMI.
Tuttavia, già nel dicembre 2021, la Valutazione Ex-Post condotta dal FMI aveva evidenziato alcune autocritiche riguardo al programma approvato nel 2018: le prospettive di successo erano scarse sin dall’inizio, la coalizione di governo non era sufficientemente coesa per attuare le riforme strutturali previste, e le autorità argentine si rifiutavano di implementare maggiori controlli sui capitali per limitare la fuga di valuta straniera già in corso. Questi fattori, secondo gli esperti del FMI, hanno contribuito al fallimento del programma, e ora saranno rivalutati dall’IEO.
La missione si concentrerà sulle condizioni richieste dallo statuto del FMI per l’erogazione di un accordo “straordinario” come quello concesso all’Argentina, che include la presenza di un deficit non sostenibile attraverso metodi tradizionali, la capacità di ripagare il debito a medio termine, la possibilità di rientrare immediatamente nei mercati internazionali del credito e una comprovata capacità tecnica, politica ed istituzionale per il successo del programma.
I detrattori del governo Macri, e a quanto pare anche i tecnici del Fmi, credono che tali condizioni non erano presenti nell’Argentina del 2018. Secondo questa visione il Board del fondo avrebbe perseguito obiettivi schiettamente politici nel finanziare il governo argentino, uno dei principali alleati dell’allora presidente Donald Trump nella regione, durante il ritorno al potere di governi di stampo progressista.
Mauricio Claver-Carone, principale collaboratore di Trump in America Latina ed ex presidente della Banca Interamericana Per Lo Sviluppo, lo disse esplicitamente nel 2020: il prestito servì per assicurarsi la continuità nel potere dell’alleato a Buenos Aires, ma Macri e i suoi sperperarono l’opportunità perdendo le elezioni nel 2019.
La spinosa questione del debito argentino è tornata in questi giorni a far discutere a Buenos Aires, in mezzo alla fervente campagna elettorale in vista del ballottaggio del 19 novembre tra l’attuale ministro dell’economia, Sergio Massa, e il candidato dell’estrema destra Javier Milei.
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha recentemente annunciato che a fine novembre una missione dell’Ufficio Indipendente di Valutazione (Independent Evaluation Office, IEO), un organo di controllo interno del FMI, autonomo dal suo consiglio direttivo, giungerà in Argentina per esaminare le condizioni in cui è stato concesso un massiccio pacchetto di aiuti superiore a 57 miliardi di dollari nel 2018.