Il “battesimo del fuoco”, se così si può definire, lo ebbi l’11 marzo del 2011. Mi trovavo in Giappone, a Sendai, principale città della regione del Tohoku a 500 chilometri a Nord di Tokyo, da più di sei mesi e mi ritrovai inconsapevole – e impreparato – nel bel mezzo di una delle catastrofi naturali più devastanti degli ultimi anni.
Sarà per questo che ogni volta che si parla di un possibile nuovo terremoto, un sisma ancora più potente di quello di appena quattro anni fa, qui in Giappone, sono particolarmente all’erta.
Non che ce ne sia particolarmente bisogno: spesso è il contesto in cui ti trovi a inviarti costantemente dei piccoli promemoria. Dai volantini informativi ai kit anti-disastro dati in omaggio con gli abbonamenti ai quotidiani alle mappe che si trovano sulle strade. Per ogni area di città o, come nel caso di una metropoli come Tokyo, del singolo distretto, ci sono sempre uno o più punti designati come rifugio in caso di terremoto.
Essendo considerati i luoghi più stabili e a prova di scosse telluriche, i rifugi vengono utilizzati nelle prime fasi successive al sisma, quando la terra trema ancora per le scosse di assestamento. Nella maggior parte dei casi sono scuole, palestre, università e grandi parchi i luoghi prescelti per questo scopo. A Tokyo sono oltre 3mila.
L’integrazione in una comunità – residenziale, lavorativa o studentesca che sia – in Giappone sta anche nell’individuare il luogo di raccolta e rifugio più vicino in caso di evacuazione.
Tra le carte consegnatemi al mio arrivo nella mia nuova casa, c’era anche un volantino intitolato: “Terremoto: cosa farai quando arriva?” . Da qualche giorno lo guardo con interesse e fermo a riflettere sul quesito. Posto che non sempre le previsioni degli scienziati vengono tenute in considerazione per lanciare un allarme tempestivo e che, da quanto capisco, ogni metodo di previsione ha i suoi difetti, le possibilità che il sisma mi colga impreparato sono parecchie. E la cosa non mi fa dormire molto tranquillo.
Tutto è partito da una notizia comparsa sui media giapponesi lo scorso fine settimana. Su una spiaggia di una località nella provincia di Ibaraki, qualche centinaia di chilometri a nord di Tokyo, sabato scorso si è spiaggiato un gruppo di 160 delfini. Il fatto ha gettato molti nel panico: “Arriva il nuovo ‘Big one’?”, ha scritto un utente su Twitter. Un altro postando online la foto dei delfini arenati ha scritto chiaramente: “Prepariamoci a un terremoto”.
La connessione tra il comportamento degli animali e l’arrivo di un sisma non è ancora stata accertata scientificamente, ma il fatto che lo stesso fenomeno fosse stato registrato anche una settimana prima del terremoto del Tohoku del 2011, ha provocato numerose discussioni online e comportamenti da vigilia della fine del mondo.
In molti si sono chiesti: “Si avvererà la previsione di Gary Bonnell?” Chi è costui?
Bonnell è uno “Spiritual Teacher”, autore di libri, studioso di misticismo, ma soprattutto, a suo dire, di previsioni sul futuro, e sui terremoti in Giappone nello specifico. Il suo ultimo libro si intitola: “Un futuro importante: ciò che i giapponesi devono sapere per iniziare a cambiarlo”. Sotto la foto del suo autore un astuto invito al lettore nipponico. “Il terremoto arriva nel 2015. Ci siamo quasi. Iniziamo a pensare insieme a come vivremo quel giorno”.
L’uomo sarebbe stato in grado di prevedere sia il terremoto dello Hanshin del 1995, sia il più recente terremoto del Tohoku. Più di recente ha previsto un terremoto per il 12 aprile scorso, un sisma di così grande entità da produrre scosse di assestamento del settimo grado nell’area del Kanto, dove si trova anche Tokyo, per tutto il resto dell’anno.
Merito, a dire suo e dei suoi seguaci delle sue capacità sovrannaturali di controllo dello spirito. Bonnell ha anche messo su un’azienda, la Gary Bonnell Inc., con sede a Tokyo e sito internet esclusivamente in giapponese, attraverso la quale diffonde il suo sapere di origine ultraterrena.
Ora, sul terremoto c’è poco da fare. È risaputo che il Giappone è un territorio ad altissimo rischio sismico. Ed è altrettanto risaputo che le strutture – fatta eccezione per quelle più vecchie – hanno ottimi standard di resistenza anche a terremoti potenti.
Sulle alternative di salvezza offerte da qualche individuo o organizzazione in vista di una catastrofe imminente, invece, sorge più di qualche sospetto. Gli attacchi al gas sarin nella metropolitana di Tokyo di vent’anni fa, orchestrati dal “santone” Shoko Asahara e dai suoi adepti della Aum Shinrikyo sono lì a fare da monito.
@Ondariva
Sarà per questo che ogni volta che si parla di un possibile nuovo terremoto, un sisma ancora più potente di quello di appena quattro anni fa, qui in Giappone, sono particolarmente all’erta.