La migrazione è un fenomeno demografico globale e permanente, che interroga e richiede autorità e politiche sovranazionali, illuminate dalla capacità di vedere oltre le cicliche emergenze.
Con la proposta del Migration Compact dell’Unione europea il Governo italiano ha dato una prospettiva nuova al tema della migrazione: non dobbiamo solo preoccuparci di come gestire masse non controllate di rifugiati e immigrati economici. Dobbiamo anche lavorare per trattenere gran parte di questi flussi nel paese di origine.
Vi ricordate i barconi infiniti di Albanesi che attraversavano l’Adriatico, con scene epiche, riprese in bellissimi film come Lamerica? Nella dimensione, forse non nella drammaticità, erano esodi simili agli attraversamenti di oggi dal Mediterraneo del Sud verso la Sicilia. Se oggi questo non avviene più è perché c’è stato un processo attivo di sviluppo e integrazione di questo paese con l’Ue. Questa, di fatto, è l’idea del Migration Compact. Trasformare i principali paesi di origine di oggi in una nuova Albania. Insomma, allargare all’esterno dell’Unione, verso i paesi di origine, l’orizzonte geografico della politica migratoria.
Questa prospettiva, contrariamente alla semplice gestione di flussi esogeni e incontrollabili, implica di fatto definire un grande piano di investimenti sul futuro sia dell’Europa che dei paesi di origine. Le migrazioni devono essere trattate anche con strumenti che vadano oltre l’emergenza.
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La migrazione è un fenomeno demografico globale e permanente, che interroga e richiede autorità e politiche sovranazionali, illuminate dalla capacità di vedere oltre le cicliche emergenze.
Con la proposta del Migration Compact dell’Unione europea il Governo italiano ha dato una prospettiva nuova al tema della migrazione: non dobbiamo solo preoccuparci di come gestire masse non controllate di rifugiati e immigrati economici. Dobbiamo anche lavorare per trattenere gran parte di questi flussi nel paese di origine.