Un progetto crowd sourcing del governo inglese riporta in vita gli “eroi comuni” della Grande Guerra.
A quella “festa” c’erano tutti. Paul Klee, importante esponente dell’Espressionismo, del Cubismo e del Surrealismo, nonché del movimento Bauhaus, dipingeva la livrea mimetica sulle fusoliere dei caccia tedeschi; Maurice Ravel, compositore del Bolero, suonava il clacson del suo camion sulle sterrate nei pressi di Verdun e Basil Rathbone, lo Sherlock Holmes cinematografico, si aggirava per le linee nemiche travestito da cespuglio, liberando ostaggi e carpendo segreti militari.
Sulle gesta compiute nella Prima guerra mondiale dai personaggi celebri c’è abbondanza di fonti, ma non si può dire lo stesso della gente comune: 65 milioni di persone che combatterono e soffrirono nelle trincee. E 9 milioni di uomini e donne che non tornarono mai più a casa.
Oggi, però, un progetto di ricerca senza precedenti sta per riportare in vita la memoria di questi eroi senza gloria: rintracciandone i nomi in un mare di coordinate, di sigle e di date. Si chiama Operation War Diary ed è un sito Internet interattivo, frutto della collaborazione tra i National Archives – gli archivi ufficiali del governo inglese – l’organizzazione Imperial War Museums e il portale Zooniverse, una sorta di Wikipedia della ricerca scientifica.
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Un progetto crowd sourcing del governo inglese riporta in vita gli “eroi comuni” della Grande Guerra.