Il processo veloce (8 mesi) ai quattro maggiorenni colpevoli dello stupro dello “stupro di Delhi” si concluderà tra due giorni, quando la Corte darà il verdetto per un crimine che, è già stato deciso, gli imputati hanno commesso.

I quattro, Mukesh Singh, Akshay Thakur, Pawan Gupta e Vinay Sharma, dovranno affrontare almeno il carcere a vita, pena minima considerando l’efferratezza e la crudeltà del crimine. Senza scendere in dettagli agghiaccianti, lo stupro e conseguente omicidio sono stati giudicati crimini “a sangue freddo”.
Oltre alla brutalità, l’accusa ha cercato di convincere il giudice a classificare il caso come “rarest of the rare”, precondizione che nel diritto indiano apre l’opzione di comminare la pena capitale. Negli ultimi anni l’India ha eseguito una manciata di condanne a morte, tutte però in casi limite come terrorismo, omicidi seriali, uno stupratore di minorenni.
La gogna per i quattro è chiamata a gran voce dall’opinione pubblica e dalla politica, nella speranza – vana, per chi scrive – che l’inasprimento delle pene possa arginare l’allarme stupri nel paese.
Dei sei imputati originari – uno, Ram Singh, è stato trovato impiccato nella sua cella nel carcere di massima sicurezza di Tihar, mentre l’unico minorenne è stato condannato a tre anni di riformatorio – ad oggi l’unico che potrebbe scampare il patibolo pare essere Pawan Gupta, professione fruttivendolo, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni. La difesa ha chiesto espressamente al giudice di considerare la prigione a vita per il giovane, sostenendo che ci potesse essere ancora un margine per il “recupero” dell’imputato.
Parallelamente, l’avvocato di Mukesh Singh ha sporto denuncia contro il ministro degli interni Shinde, accusandolo di aver dichiarato pubblicamente – a caldo – che la pena di morte nel caso in questione sarebbe stata “scontata”. La dichiarazione, ripresa ampiamente dalla stampa, avrebbe influenzato il clima del processo.
La sentenza di venerdì ha un’importanza storica, potendo segnare un precedente giuridico importante per trattare i numerosissimi casi di violenza sulle donne in India. La statistica è spaventosa: in India, considerando solo i crimini denunciati, viene violentata una donna ogni 22 minuti. E la risposta, per l’opinione pubblica, è la pena capitale.
Il processo veloce (8 mesi) ai quattro maggiorenni colpevoli dello stupro dello “stupro di Delhi” si concluderà tra due giorni, quando la Corte darà il verdetto per un crimine che, è già stato deciso, gli imputati hanno commesso.