«Cuidado com o que você deseja: você pode acabar conseguindo» («attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo»): questo semplice proverbio brasiliano è tornato a circolare con insistenza dopo le elezioni del 5 ottobre.

Sì, perché Dilma Rousseff – Presidente della Repubblica e candidata del PT – dopo aver intensamente desiderato di sfidare il liberale Aécio Neves piuttosto che l’ambientalista Marina Silva al ballottaggio, è stata sorprendentemente accontentata. Al secondo turno sarà ancora una volta una questione fra il «Partido dos Trabalhadores» e il «Partido da Social Democracia Brasileira». La sesta sfida consecutiva dal 1994. Le prime due elezioni erano state vinte da Fernando Henrique Cardoso, oggi mentore di Neves, mentre quelle del 2002 e 2006 erano state dominate da Lula, a sua volta sponsor della Rousseff, eletta nel 2010 al ballottaggio.
Il Brasile, dunque, vira più o meno inaspettatamente verso la polarizzazione classica, escludendo la candidata del PSB Marina Silva (21% di preferenze) dalla disputa presidenziale.
La leader ambientalista, favorita per la corsa a Brasilia agli inizi di settembre, è stata ampiamente superata dall’ex governatore di Minas Gerais, Aécio Neves. Politicamente si tratta di un miracolo, ben gestito dagli organizzatori della campagna «tucana». Solo un mese prima delle elezioni, Neves poteva contare sul 14% delle intenzioni di voto. Adesso, invece, esce dal primo turno con il 33,5% dei voti. Una rimonta che comincia a intimorire anche i vertici del PT, Rousseff compresa, che nel week-end elettorale ha raccolto il 41,59% delle preferenze.
Le urne hanno confermato il vantaggio del fronte governativo, anche se al momento l’aspetto più interessante sarà osservare in quale direzione Marina Silva dirotterà i suoi 22 milioni di voti. La posizione dell’ex senatrice dell’Acre è più complessa del previsto, dato che in seguito alla morte di Eduardo Campos si è ritrovata candidata di un partito (il Partido Socialista Brasileiro) del quale non era esponente. La sua alleanza con Campos era costruita sulla stima reciproca e sull’impossibilità della Silva di iscriversi con Rede Sustentabilidade, il suo movimento, per le presidenziali.
Dopo la sconfitta di domenica, è apparso chiaro che la Silva e il PSB torneranno a essere autonomi. La sensazione è che entrambi andranno in direzione di Neves. Marina Silva ha già dato un blando segnale, parlando della necessità di «un cambiamento qualificato», mentre il liberale, nel suo discorso post-elettorale, ha citato Eduardo Campos e invitato l’opposizione «a unire le forze». Nel 2010, quando la Silva disponeva di 20 milioni di voti, si dichiarò neutrale; adesso gli attacchi del PT sembrano averla toccata personalmente, e come confermato dal suo vice, Beto Albuquerque, sarà «molto difficile un passo in direzione del PT», nonostante la Silva ne sia stata a lungo una esponente di spicco.
L’ultimo nodo da sciogliere rimane la posizione della famiglia Campos, molto vicina a Lula, che però sembra intenzionata ad appoggiare Neves. I primi sondaggi (fonte Datafolha) indicano che il 24% degli elettori di Marina Silva sarebbe disposto a virare verso la Rousseff, mentre ben il 59% voterebbe per Neves. Numeri che indicano con chiarezza come il rifiuto dell’azione di governo possa sovrastare gli ideali di partito.
La sorprendente rimonta dei liberali ha soddisfatto i mercati: l’Ibovespa, indice della borsa di San Paolo, ha aperto con un rialzo del 7%, scendendo poi al 5% nel corso della giornata (57.396 punti). Seduta positiva soprattutto per le imprese statali come Petrobras ed Eletrobras, e per il Banco do Brasil. «Il mercato – ha spiegato Eduardo Velho, economista di Invx Global al portale Folha.com – lavora con la possibilità d’interventi minori nelle statali. Per questo sia le statali che le banche sono in rialzo. L’idea è che Aécio potrebbe attuare riforme in grado di contenere l’inflazione. C’è più fiducia che l’economia possa essere aggiustata».
D’altronde, come conferma la geografia elettorale, Dilma Rousseff ha ricevuto più voti nel Nord Est e nel Nord del paese, zone meno sviluppate e in gran parte beneficiarie delle politiche sociali del PT. Gli elettori del Sud Est e del Centro Est, più sensibili agli effetti della recessione e stufi della chiusura ai mercati UE e USA, hanno invece aderito all’appello del PSDB. Il possibile cambio di prospettiva ha acceso l’entusiasmo anche dall’altro lato dell’Atlantico: «Il declino degli investimenti – spiega Sociéte Générale nel proprio report post-elezioni – è il fattore determinante nella recessione e nella bassa crescita degli ultimi tre anni. La chiave per rilanciare gli investimenti del breve periodo rimane la fiducia degli investitori, mentre stabilità politica e riforme sono alla base della crescita sul medio-lungo termine: e Mr. Neves è certamente in grado di agire su questi fronti».
Il comitato elettorale del PT si aspetta un vantaggio di Neves nei primi sondaggi, ma conta di poter ridurne le forze come già fatto con Marina Silva.
«Cuidado com o que você deseja: você pode acabar conseguindo» («attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo»): questo semplice proverbio brasiliano è tornato a circolare con insistenza dopo le elezioni del 5 ottobre.