A due settimane dal voto, uno scandalo legato all’uso di fake news dà il colpo di grazia alle speranze dei socialdemocratici. A Vienna democristiani e nazionalisti si preparano a governare insieme, guidati dall’enfant prodige Sebastian Kurz.
Dopo una lunga e tormentata corsa presidenziale, la vittoria del verde Alexander Van der Bellen contro l’ultranazionalista Norbert Hofer aveva di nuovo relegato l’Austria ai margini delle cronache politiche europee. Scampato il pericolo, la tensione legata all’ascesa del populismi si è spostata altrove. Ma lo spauracchio austriaco sta tornando. Il prossimo 15 ottobre i cittadini andranno alle urne per eleggere un nuovo parlamento. Si tratta di elezioni anticipate volute dal giovane e assai combattivo Ministro degli Esteri, il 31enne Sebastian Kurz, il quale, da qualche mese è anche a capo del partito popolare austriaco Övp. E se non vi saranno sorprese, il risultato non piacerà affatto a Bruxelles e dintorni.
Come è già successo ai compagni tedeschi, i socialdemocratici (Spö), rischiano di andare incontro a una disfatta clamorosa. Una sconfitta dovuta anche a oscure vicende di partito, non solo all’operato al governo. Domenica, per un momento si è addirittura pensato che, alla luce dell’ennesimo scandalo venuto a galla, il cancelliere Christina Kern potesse essere costretto a dimettersi.
Ma meglio procedere con ordine. Già a metà agosto l’Spö aveva subito un duro colpo, quando si era saputo dell’arresto in Israele di Tal Silberstein per oscuri affari immobiliari e sospetto di riciclaggio di denaro in Romania. Silberstein, che è cittadino israeliano, ha fama (o meglio aveva fama) di essere uno dei migliori strateghi elettorali sulla piazza internazionale. In passato aveva affiancato gli ex capi di governo israeliani Ehud Barak ed Ehud Olmert, così come la politica ucraina JulijaTymošenko. In Austria si sono avvalsi dei suoi servigi i socialdemocratici, seppure solo per un breve periodo.
Qualche imbarazzo quindi, ma nulla in confronto alle rivelazioni di questa fine settimana. Stando a quanto pubblicato dal settimanale Profil e dal quotidiano Die Presse, Silberstein e suoi partner sarebbero gli autori di due account Facebook aperti per screditare per mezzo di notizie false Sebastian Kurz. Il cancelliere Kern domenica pomeriggio in conferenza stampa ha giurato di non saperne nulla e di essere lui stesso vittima di una campagna simile. Dichiarazioni che non hanno migliorato né la sua posizione né quella del partito.
L’Spö rischia molto. Se il confronto diretto tra il cancelliere socialdemocratico Kern e il suo sfidante popolare Kurz per mesi aveva ricacciato i nazionalisti dell’Fpö al terzo posto (quando a lungo questi si erano invece trovati in testa ai sondaggi), ora le cose non stanno più così. Secondo i sondaggi la situazione è questa: Övp tra il 33 e il 34 per cento; Spö tra il 23 e il 26 per cento; Fpö tra il 24 e il 25 per cento. Ma attenzione, si tratta di rilevazioni del 27 settembre, cioè fatte prima di questo ulteriore scandalo.
La disfatta pare ora inevitabile, nonostante Kern abbia virato progressivamente verso destra da quando è alla guida del governo per andare incontri agli umori più conservatori della società austriaca. A iniziare dal dossier dei profughi. A marzo il ministro della Difesa, il socialdemocratico Hans Peter Doskozil aveva fatto sapere che l’Austria aveva accolto abbastanza rifugiati e non intendeva partecipare ulteriormente al programma di ricollocazione. Kern allora si era mostrato irritato per questo annuncio non concordato, salvo ventilare poco dopo lui stesso l’ipotesi che in futuro anche per i cittadini dell’Ue potevano essere previsti ingressi contingentati nel paese. E in estate il governo ha poi deciso di mandare l’esercito al Brennero.
Vienna ha anche varato un provvedimento che permette di decretare lo stato di emergenza nel caso entrassero troppi profughi. Una misura che di fatto impedirebbe l’ingresso anche di persone a cui è stato riconosciuto il diritto d’asilo. Un irrigidimento che ha portato, come denunciava recentemente la Caritas, alla formazione di un piccolo esercito di profughi “U-Boote”, cioè sommersi. Infine, questa domenica è entrata in vigore la legge che vieta di girare con il volto coperto. Niente burka, niente niqab, ma anche niente mascherina sanitaria, a meno che chi indossa quest’ultima non esibisca una prescrizione medica.
La virata a destra non sembra però aver giovato al partito di maggioranza della grande coalizione. E con molta probabilità l’Austria il 16 ottobre si ritroverà quindi guidata dal 31enne Sebastian Kurz in coalizione con i nazionalisti dell’Fpö. A vedere Kurz e il capo dell’Fpö Strache nei talk show, è evidente che i due si intendono a meraviglia. E qualora non bastassero i voti ci sarebbero anche i liberisti di Neos (dati al 5 per cento) a dare manforte.
Uno scenario politico-elettorale diverso da quello che si è manifestato nella vicina Germania dopo le ultime elezioni. Perché a differenza dalla Cdu e dalla bavarese Csu che hanno perso voti, l’Övp stando alle previsioni dovrebbe guadagnarli, anche a discapito della Fpö. E questo in primo luogo grazie a Kurz, che molti austriaci sperano possa essere il pioniere di un radicale rinnovamento della classe politica austriaca e di un sistema di grande coalizione che governa la repubblica alpina, quasi ininterrottamente, dal dopoguerra a oggi.
@affaticati
A due settimane dal voto, uno scandalo legato all’uso di fake news dà il colpo di grazia alle speranze dei socialdemocratici. A Vienna democristiani e nazionalisti si preparano a governare insieme, guidati dall’enfant prodige Sebastian Kurz.