Il giovane capo dei Popolari Sebastian Kurz ha rimodellato il partito a sua immagine, ispirandosi al “modello” italiano. La vittoria alle parlamentari è a portata di mano. Ma il difficile verrà dopo, quando dovrà governare con l’ultranazionalista Strache
David Roden, 50 anni, impiegato in un’organizzazione internazionale con sede a Vienna, ha sempre votato per i “rossi”, cioè i socialdemocratici. Questa domenica, alle elezioni parlamentari austriache, metterà la croce invece sui “neri”, cioè i popolari. Roden non ne può più di un gioco di potere politico che da decenni è sempre lo stesso, vede sempre e solo due contendenti: il partito socialdemoratico Spö e quello popolare Övp. Per quanto non condivida pressoché nessuna delle posizioni del 31enne Sebastian Kurz, da maggio leader dell’Övp e attuale ministro degli Esteri, spera sia capace di scardinare una volta per tutte questo sistema incancrenito.
E’ dal dopoguerra che gli austriaci (8 milioni in tutto) vengono governati, salvo un paio di interruzioni, da una grande coalizione, guidata principalmente dall’Spö. Certo, sarebbe auspicabile che Kurz si mostrasse anche capace di mantenere almeno un paio delle promesse fatte in campagna elettorale: per esempio il taglio dei contributi lavorativi (che ammontano a più della metà del lordo); e ancora lo smantellamento delle attuali 21 casse mutualistiche per crearne una unica. Ma a essere sinceri, sarebbe già tanto se rottamasse il vecchio sistema e i vecchi “tromboni” della politica. Così la pensano in molti e tra questi c’è chi vota Övp e chi Fpö. La facile sintesi che gli austriaci siano prevalentemente di destra non è, quindi, del tutto corretta.
Facce nuove ce ne saranno indubbiamente nel nuovo parlamento. Gran parte di quelle portate da Kurz saranno anche molto giovani, molto smart, molto slim-fit, molto a immagine e somiglianza del loro capo. Già ,perché da quando Kurz ha preso in mano la guida dell’Övp, il partito si è trasformato in un partito stile Forza Italia, commentava tempo addietro il politologo Anton Pelinka. E in effetti Forza Austria, sarebbe un nome più adatto ai tempi che corrono.
Probabile che anche Kurz la pensi così, anche se forse opterebbe per un “Austria First”. Ma il coraggio di mettere mano anche al nome del partito non l’ha ancora avuto. Per il momento si accontenta di averlo modificato in “Lista Sebastian Kurz – la nuova Övp” e aver sostituito il colore nero con il più moderno turchese. Il resto si vedrà dopo questa domenica.
La vittoria dei popolari sarebbe in linea con quanto sta accadendo nel panorama politico europeo, in cui da una parte continuano a raccogliere consensi i partiti nazionalisti e populisti, dall’altra spuntano come funghi i movimenti, come i 5 Stelle o il francese En Marche di Emmanuel Macron. Movimenti che sono innanzitutto a immagine e somiglianza del loro leader, come è stato nel caso dell’antesignana Forza Italia e del suo fondatore Silvio Berlusconi.
Fino a ora i vertici dell’Övp hanno accettato senza fiatare tutte le imposizioni del loro giovane capo. D’altro canto, non avevano altra scelta. Alle presidenziali dell’anno scorso il loro candidato, al pari di quello socialdemocratico, era stato fatto fuori già al primo turno. Una caduta libera che veniva confermata anche dai sondaggi successivi: ancora in aprile di quest’anno l’Övp era crollata al 20%. Tempo per l’allora leader dei popolari di liberare il posto. Si dice che ad aiutarlo a prendere la decisione sia stato Kurz con una mossa non proprio elegante.
I modi non saranno stati chic, però Kurz non solo è riuscito ad arrestare la caduta libera ma, anche, ad invertire la rotta. E ora è l’Spö, guidata dal cancelliere Christian Kern, ad arrancare: i socialdemocratici sono al 22%, mentre la Lista per Kurz è al 34%. Ma non è l’unica brutta notizia per l’Spö. Perchè, se il partito fino a poco tempo fa poteva almeno sperare di arrivare secondo, ora rischia di piazzarsi terzo dietro ai nazionalisti dell’Fpö, dato dai sondaggi al 27%.
Kurz e i suoi possono dunque dirsi soddisfatti, la vittoria parrebbe ormai sicura. Così come sempre più sicuro appare anche il probabile partner di coalizione: gli austriaci non ne vogliono più sapere di grandi coalizioni e come alternativa rimane duque solo l’Fpö di Heinz-Christian Strache. Si tratterebbe di una liaison già sperimentata nel 2000, quando l’allora capo dei popolari Wolfgang Schüssel si era alleato con l’Fpö, il partito del governatore della Carinzia Jörg Haider. A Bruxelles le reazioni erano state di spavento e sconcerto, tanto da infliggere sanzioni e nominare una commissione di saggi per valutare la salute democratica dell’Austria.
Nel frattempo il panorama politico dell’Ue è profondamente cambiato. In tutti i Paesi si sono costituiti partiti populisti e nazionalisti, in molti casi con successo, come l’AfD in Germania. Difficile pensare che Bruxelles oggi possa reagire nello stesso modo di 17 anni fa. Dal versante europeo Kurz ha quindi poco da temere. Mentre più insidioso di quanto possa apparire oggi potrebbe diventare, invece, il versante interno.
Gli equilibri fra l’Övp di Kurz l’e Fpö di Strache potrebbero rivelarsi delicati. Durante i numerosi faccia a faccia elettorali i due si sono spesso attaccati, a volte sferrando anche qualche colpo basso, ma si è trattato di duetti che non sono mai riusciti a far sorgere il dubbio di vere e profonde divergenze. Il dubbio che invece sorge è se Kurz, una volta cancelliere, saprà tener testa all’assai più smaliziato Strache o se finirà per cadere nella sua rete.
@affaticati
Il giovane capo dei Popolari Sebastian Kurz ha rimodellato il partito a sua immagine, ispirandosi al “modello” italiano. La vittoria alle parlamentari è a portata di mano. Ma il difficile verrà dopo, quando dovrà governare con l’ultranazionalista Strache
David Roden, 50 anni, impiegato in un’organizzazione internazionale con sede a Vienna, ha sempre votato per i “rossi”, cioè i socialdemocratici. Questa domenica, alle elezioni parlamentari austriache, metterà la croce invece sui “neri”, cioè i popolari. Roden non ne può più di un gioco di potere politico che da decenni è sempre lo stesso, vede sempre e solo due contendenti: il partito socialdemoratico Spö e quello popolare Övp. Per quanto non condivida pressoché nessuna delle posizioni del 31enne Sebastian Kurz, da maggio leader dell’Övp e attuale ministro degli Esteri, spera sia capace di scardinare una volta per tutte questo sistema incancrenito.