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Avere 21 anni in Iran


Le speranze e le paure di una generazione attraverso la voce di Laleh, una studentessa di Genetica all’Università di Teheran, intervistata (in anonimato) una mattina molto presto su Facetime

Gabriele Manca Gabriele Manca
Si occupa di politica estera, globalizzazione, economia internazionale e nuovi media.

Le speranze e le paure di una generazione attraverso la voce di Laleh, una studentessa di Genetica all’Università di Teheran, intervistata (in anonimato) una mattina molto presto su Facetime

La globalizzazione ha assottigliato le differenze nel mondo. Vale soprattutto per le nuove generazioni e, ancora di più, per chi è cresciuto nelle grandi città. I giovani si assomigliano un po’ tutti: stessi tagli di capelli, vestiti e stili; comuni aspirazioni, sogni e desideri. Laleh ha 21 anni, vive a Teheran e studia genetica all’Università. Nell’intimità della sua camera, da cui risponde alla videochiamata, non indossa l’hijab. Fino a poco tempo fa, casa sua era l’unico luogo in cui poteva non indossarlo. Oggi, dopo mesi di proteste, i capelli rimangono liberi e sciolti pure in pubblico. È una delle grandi, fragili vittorie che i manifestanti sono riusciti ad ottenere. Come gran parte delle ragazze che frequentano l’università, ha partecipato alle proteste per la morte di Masha Amini, uccisa dalla polizia morale il 16 settembre 2022, dopo essere stata detenuta per non aver indossato correttamente il velo. Sono state le proteste più grandi che la Repubblica Islamica e gli Ayatollah abbiano mai dovuto affrontare da quando sono saliti al potere nel 1979. Così potenti e coinvolgenti da diventare più simili a una rivoluzione, sfidando le fondamenta ideologiche del regime. I cambiamenti più evidenti si vedono nelle grandi città come Teheran, da cui arrivano video di centri commerciali, strade, bazar e stazioni dove le ragazze a indossare il velo sono la minoranza. I cambiamenti più grandi, però, non si vedono con gli occhi, si sentono e sono anche difficili da spiegare a chi non è sul posto. Le proteste sono riuscite a superare la frammentazione della società iraniana: i due sessi hanno scoperto di essere più vicini di quello che pensavano e le ragazze hanno preso coraggio. Le proteste per la morte di Amini sono sì delle donne, ma anche di tutti gli uomini che ambiscono a vivere liberi dai dogmi della Repubblica Islamica. Le nuove generazioni, figlie di un mondo globalizzato e secolarizzato, rivendicano un Iran laico, al passo con i tempi.

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