La tecnologia occidentale incontra la misoginia islamica in un Paese confuso dal presente.
In lingua azera, la parola sonsuz significa sterile. Viene usata per indicare una donna che ha partorito solo femmine. È un termine dispregiativo. Per allontanare la possibilità di essere definita così, una madre può decidere di chiamare la propria figlia Kifayət, Yetər e Bəsti, nomi traducibili con “l’ultima” o “è abbastanza”. Un augurio, affinché gli altri figli siano maschi. Molto spesso però la scelta della famiglia cade sull’aborto selettivo.
Un report del 2012 dell’UNFPA, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, rivela che in Azerbaijan nascono circa 116 bambini ogni 100 femmine, quando il rapporto naturale è di circa 102 maschi ogni 100 bimbe.
“Quando è nata mia nipote, i parenti mi hanno fatto le condoglianze, – racconta Mehriban Zeynalova – un tempo il maschio era preferito perché più utile per i lavori pesanti e per svolgere la funzione di capofamiglia. In epoca sovietica, a partire dal 1920, una femmina sarebbe facilmente diventata una prostituta, meglio evitare i guai avendo un ragazzo. Oggi è considerato più bello avere un maschio”.
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La tecnologia occidentale incontra la misoginia islamica in un Paese confuso dal presente.