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Balcani, il virus dell’uomo forte


Nei Balcani il coronavirus sta rafforzando gli uomini forti al comando di Paesi fragili, esposti alle interferenze esterne. Si fa sempre più difficile il cammino verso l’Europa

Nei Balcani occidentali la pandemia scatenata dalla diffusione del coronavirus non ha prodotto molte novità, bensì peggiorato i numerosi deficit (politici, istituzionali ed economici) che caratterizzano questi Stati candidati a entrare in Unione europea (Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Kosovo e Albania). Le reazioni fornite dai Governi hanno infatti ribadito molte delle criticità che affliggono la regione.

Il primo dato emerso è la scarsa capacità di coordinamento, collaborazione e condivisione di informazioni, sia a livello interstatale che infra-statale. Tolte iniziative estemporanee, i sei Stati hanno reagito in maniera disarmonica, perseguendo strategie diverse e spesso ondivaghe. Alcuni hanno imposto forme dure di chiusura, altri solo per alcune aree o città, altri ancora non le hanno imposte. Poiché il processo di adesione all’Ue prevedrebbe un incremento della cooperazione infra-regionale, i segnali sono poco incoraggianti.

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