Bruxelles dedica una piazzetta al primo leader del Congo libero, fatto fuori nel 1961 dal governo belga. Ma il Paese fatica a farsi carico del suo passato coloniale. Ancora omaggia il feroce Leopoldo II. E non bastano i gol di Lukaku a ricucire le ferite profonde della comunità congolese
L’Aja – Può il gesto di intitolare una piazza saldare i conti con un passato controverso? Possono bastare (prudenti) mosse cosmetiche di distensione o riconciliazione per lasciarsi alle spalle i dissesti sociali, vicini e lontani, eredità del periodo coloniale? In tanti se lo chiedono in Belgio, dove la scorsa settimana a Bruxelles, nei pressi di Ixelles quartiere simbolo della diaspora congolese, è stata inaugurata Place Lumumba/Lumumba Plein, una piazza dedicata all’eroe (e martire) dell’indipendenza del Congo dal Belgio.
Come scrive il quotidiano fiammingo De Morgen, in realtà, la decisione della municipalità è tanto modesta quanto tardiva: dell’attuale Square du Bastion, solo la porzione nel perimetro del comune di Bruxelles sarà piazza Lumumba mentre gran parte della place – che cade sotto l’amministrazione dalla municipalità di Ixelles – non ne ha voluto sapere di agitare gli spettri del passato e rendere omaggio al primo presidente del Congo libero. Piazza Lumumba è quindi niente più che una “piazzetta”.
In Belgio, come e più di altri Paesi, il dibattito pubblico sulla sua breve e drammatica storia coloniale è un tema molto sensibile. Se Francia e Paesi Bassi hanno seppellito rispettivamente in Algeria e Indonesia i trascorsi recenti da dimenticare, il Belgio cerca da oltre mezzo secolo di distrarre la storia da quel 17 gennaio 1961 quando un’operazione congiunta tra Cia e governo belga assassinò il giovane leader, facendo cadere il Paese da poco indipendente nel caos. Solo nel 2002 il parlamento di Bruxelles ha ammesso la responsabilità istituzionale per quell’evento, considerato dallo storico Ludo De Witte come il più importante omicidio politico del XX secolo.
In realtà il parlamento belga si limitò ad ammettere che spezzoni istituzionali del regno hanno partecipato al piano per deporre il presidente, senza tuttavia spingersi fino alle scuse che i discendenti della diaspora congolese chiedono da anni per aver istituito nello Stato africano l’ État indépendant du Congo/Kongo-Vrijstaat, uno dei più feroci regimi coloniali della storia.
E proprio su questo punto si arena il tardivo e parziale riconoscimento di responsabilità: ancora oggi, in pochi se la sentono di discutere l’avventura coloniale di Leopoldo II che iniziò nel 1877 con l’acquisizione personale di un territorio 75 volte più grande del Belgio.
Già, prima che l’État indépendant du Congo diventasse Congo Belga, nome che ha mantenuto fino al 1960, non si poteva parlare neanche di colonia ma di proprietà privata della Corona belga ossia un regime quasi feudale, non troppo dissimile dalle Channel Islands britanniche. In quegli anni, il terrore e la violenza furono gli strumenti legislativi impiegati per amministrare quelle terre sterminate e il livello di brutalità imposto da Leopoldo raggiunse picchi tali da provocare, caso quasi unico in 400 anni di storia coloniale europea, una reazione dell’opinione pubblica internazionale; si stima, infatti, che quasi 10 milioni di persone abbiano perso la vita per mano delle truppe del sovrano.
Dietro il Congo Belga, istituito ufficialmente nel 1908, e dietro l’operazione di controllo su un’area grande due terzi l’Europa occidentale c’è stata la volontà, promossa in primis dagli Usa, di assicurarsi le ingenti risorse minerarie del Paese. E soprattutto di evitare che le intenzioni di Lumumba di lasciarsi alle spalle l’influenza occidentale, non si concretizzassero in un abbraccio con Mosca.
L’istituzione odierna della piazza, o piazzetta, dedicata al leader africano – una leggenda per la diaspora congolese – è forse solo un timido passo avanti di facciata; la toponomastica belga, infatti, vede decine di strade, piazze e istituzioni intitolate al feroce Leopoldo II mentre per dare alla luce una place Lumumba ci sono voluti 10 anni di dibattito.
Il Belgio, insomma, preferisce non approfondire più di tanto la sua pesante eredità sperando, magari, che i successi del calciatore Romelu Lukaku siano prova sufficiente a dimostrare che il passato è passato. Anche se la stella della nazionale sin da bambino sa che « quando le cose vanno bene sono Romelu Lukaku, l’attaccante belga, quando vanno male divento Romelu Lukaku, l’attaccante belga di origini congolesi»
@msfregola
Bruxelles dedica una piazzetta al primo leader del Congo libero, fatto fuori nel 1961 dal governo belga. Ma il Paese fatica a farsi carico del suo passato coloniale. Ancora omaggia il feroce Leopoldo II. E non bastano i gol di Lukaku a ricucire le ferite profonde della comunità congolese