Il collettivo di giornalisti-cittadini investigativi – o, come si dice in inglese citizen investigative journalists – ha pubblicato la versione integrale del rapporto MH17. Un anno di indagini informatiche che fanno cadere enormi sospetti sull’esercito russo, a tutti i livelli, come diretto e unico responsabile dell’abbattimento del Boeing della Malaysia nell’estate del 2014.
Nei loro precedenti report, i volontari di Eliot Higgins, il fondatore di Bellingcat, avevano già raccolto una mole di prove indiziarie. Usando il loro metodo – e una montagna di ore passate davanti ai computer – hanno ricostruito oltre ogni ragionevole dubbio la dinamica del disastro dell’MH17. Sin dalle prime ore dopo l’abbattimento, quando l’ipotesi immediatamente più ragionevole era che fosse stato un missile terra-aria tipo Buk a colpire il Boeing, loro sono stati i primi a individuare con esattezza la posizione in cui si trovava il lanciamissili, in territorio controllato dai separatisti. Quando la narrativa sovietica se n’è uscita con spiegazioni tra l’incredibile e il complottistico (tipo, sono stati gli americani, è stato abbattuto da un caccia ucraino per dare la colpa a noi, e simili) loro hanno smontato ogni tentativo di inquinare i fatti, smascherando foto satellitari photoshoppate e ricostruzioni pseudoscientifiche. I risultati delle loro ricerche sono stati presi in seria considerazione dagli esperti, tanto che le loro indagini affiancano ora quelle della commissione d’indagine olandese.
Indagini
Il rapporto appena pubblicato ordina per la prima volta in maniera organica tutte le scoperte di Bellingcat, aggiungendo nuovi dettagli. La versione disponibile a tutti contiene un triplice livello di censura, come spiegano loro stessi. I nomi dei soldati semplici sono stati omessi e i loro volti sulle foto pixelati; gli ufficiali sono presentati con il nome e il cognome puntato, ma sempre con i volti oscurati; «gli alti comandanti dell’esercito, dal comandante della 53a brigata antiaerea al presidente russo, compaiono con i loro nomi e le loro fotografie non censurate». La versione del rapporto consegnata agli olandesi, però, contiene i nomi di tutti i militari russi coinvolti nel lancio del Buk.
Le indagini di Bellingcat partono dalla base russa di Kursk, sede della 53a brigata di difesa aerea, da cui il convoglio del Buk è partito per raggiungere la destinazione di Snizhne, vicino Donetsk in Ucraina, da dove è stato sparato il missile.
Sulla base di tutte le informazioni raccolte analizzando più di cento profili di soldati della 53a brigata, emerge che alle 16.20 del 17 luglio 2014 da un campo a sud di Snizhne il sistema Buk ha sparato il missile terra-aria che ha abbattuto il volo Malaysia MH17. La mattina del 18, il giorno dopo, il Buk è stato trasportato di nuovo in Russia attraverso Luhansk.
Chi ha dato l’ordine di sparare
Ed ecco i nomi. Il comandante della 53a brigata di difesa aerea nel 2014 era Sergey Muchkaev. Dal momento che lui era il più alto in grado della brigata, dice il rapporto, è molto probabile che sia stata sua la decisione operativa di mandare il Buk nella regione di Rostov e da dove è poi stato trasportato in Ucraina.
È molto probabile, continua Bellingcat, che la decisione di mandarlo in Ucraina sia stata presa a livello del comandante della Difesa aerea della 20 a armata, Aleksey Zolotov, della Difesa aerea del Distretto militare occidentale, Andrey Kokhanov, e della Difesa aerea generale, Alexander Leonov.
Ma la decisione di utilizzare armamenti di difesa aerea in Ucraina è stata presa a livelli persino più alti, conclude il rapporto. Il livello cioè del ministero della Difesa russo – ossia dai viceministri Arkady Bakhin e Valery Gerasimov, e dal ministro Sergey Shoygu – e, in ultima analisi, dal comandante in capo delle Forze armate, il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin.
@daniloeliatweet
Il collettivo di giornalisti-cittadini investigativi – o, come si dice in inglese citizen investigative journalists – ha pubblicato la versione integrale del rapporto MH17. Un anno di indagini informatiche che fanno cadere enormi sospetti sull’esercito russo, a tutti i livelli, come diretto e unico responsabile dell’abbattimento del Boeing della Malaysia nell’estate del 2014.