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Il genocidio dei Rohingya in Birmania: voci dai villaggi e i campi nel Rakhine


Oltre un milione di Rohingya, Burmesi di fede islamica da generazioni in Myanmar, subiscono dal 1948 (anno dell’indipendenza dalla corona britannica) discriminazione e delegittimazione politica. I vari governi alternatisi -compreso quello della criticatissima Aung San Suu Kyi, ex premio Nobel per la Pace- spalleggiati da forze armate e monaci buddhisti, li hanno considerati Bengalesi immigrati illegalmente dal Bangladesh. Hanno perpetrato un “genocidio nascosto” tramite la violazione sistematica dei diritti di cittadinanza e circolazione, eccidi di massa, arresti arbitrari, stupri, distruzione e confisca dei villaggi. Le motivazioni non sono esclusivamente religiose; risiedono anche nell’esproprio delle terre per favorire il rilancio economico e industriale del paese, e nella necessità di controllo manu militari dell’arretrato Rakhine, lo Stato in cui larga parte dei Rohingya vivono.

Un uomo di etnia Rohingya. Photo credit: Giuseppe Forino

Oltre un milione di Rohingya, Burmesi di fede islamica da generazioni in Myanmar, subiscono dal 1948 (anno dell’indipendenza dalla corona britannica) discriminazione e delegittimazione politica. I vari governi alternatisi -compreso quello della criticatissima Aung San Suu Kyi, ex premio Nobel per la Pace- spalleggiati da forze armate e monaci buddhisti, li hanno considerati Bengalesi immigrati illegalmente dal Bangladesh. Hanno perpetrato un “genocidio nascosto” tramite la violazione sistematica dei diritti di cittadinanza e circolazione, eccidi di massa, arresti arbitrari, stupri, distruzione e confisca dei villaggi. Le motivazioni non sono esclusivamente religiose; risiedono anche nell’esproprio delle terre per favorire il rilancio economico e industriale del paese, e nella necessità di controllo manu militari dell’arretrato Rakhine, lo Stato in cui larga parte dei Rohingya vivono.

In seguito agli assalti e le violenze da parte della popolazione buddhista nel 2012, i Rohingya hanno dovuto abbandonare i propri villaggi. Oggi 120.000 Rohingya vivono in 36 campi IDPs (Internally Displaced Persons); 280000 continuano a vivere nei villaggi. Patiscono mancanza di cibo, acqua e cure mediche. Varie ONG nazionali e internazionali forniscono aiuti umanitari a campi IDPs e villaggi intorno Sittwe, capitale del Rakhine. Come la Sittwe Program and Development Organization, che per conto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati distribuisce cibo a 900 famiglie (circa 4000 persone). Arkar, 24 anni, da Yangon, ne è il coordinatore e ci conduce nell’area dove sono confinati i Rohingya, a 20 minuti di auto da Sittwe (per esplicita richiesta dell’organizzazione, i nomi di persone e dell’organizzazione sono stati modificati, mentre i nomi dei villaggi sono stati omessi, n.d.a.).

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