Le elezioni digitali costano meno e porterebbero più cittadini a esprimersi. Un obiettivo che dovrebbe essere la priorità di ogni paese democratico.
Se il termine Blockchain può essere semplicemente tradotto come “catena a blocchi”, risulta più complesso descriverne le possibili applicazioni e potenzialità. È una tecnica di gestione delle transazioni tra due individui della stessa rete, il cui cuore del sistema è rappresentato da un registro pubblico che archivia, cifrandole, tutte le informazioni trasmesse tra gli utenti (nodi). I dati sono certificati e memorizzati all’interno di blocchi crittografici, gerarchicamente collegati tra loro e non alterabili, che concorrono alla creazione di un’infinita catena. Una delle maggiori peculiarità della blockchain è data dalla certificazione delle transazioni, ma gli aspetti più rilevanti risiedono nell’elevato grado di sicurezza garantito e nell’anonimato degli utenti.
Sull’aspetto dell’inviolabilità dei dati, la blockchain fornisce le migliori garanzie: all’interno di ogni blocco troviamo un puntatore collegato al blocco precedente e un timestamp (una marca temporale) che provvede alla certificazione dei dati e dell’ora in cui è avvenuta la transazione. Questi elementi garantiscono l’immutabilità e l’univocità dei dati contenuti nei singoli blocchi: un tentativo di modifica del blocco provocherebbe l’alterazione di tutti i blocchi successivi (ogni puntatore viene creato in base ai dati presenti nel blocco precedente), alterando i dati di decine di milioni di utenti.
Nato nel 2008 per merito di Satoshi Nakamoto (un nome che ancora oggi sembra non appartenere ad una persona fisica), il sistema blockchain viene utilizzato per la diffusione di una criptovaluta: il Bitcoin. In pochi anni le monete virtuali hanno stravolto il mondo delle transazioni finanziarie, soprattutto perché il sistema di verifica delle transazioni non necessita del benestare delle banche. Il Bitcoin ha rivoluzionato il mondo degli istituti bancari e creditizi di tutto il pianeta, al punto tale che la stessa Associazione Bancaria Europea ha ammesso la bontà della criptovaluta. In questo riconoscimento, probabilmente, risiede la decisione di oltre 25 banche di aderire al Consorzio R3, per la creazione di sistemi blockchain per gestire i circuiti bancari. Estrapolata dal contesto bancario, la blockchain può essere utilizzata quando si necessita di una relazione sicura e riservata, come, ad esempio, per la commercializzazione di titoli azionari. L’adozione del sistema blockchain potrebbe garantire alla PA una comunicazione diretta con gli utenti sul piano amministrativo (certificazioni, documenti contabili-amministrativi, scambio di informazioni sicure, etc.), ma anche sul piano della sicurezza personale e nazionale (contrasto alla criminalità e al terrorismo).
La segretezza, la velocità e la tracciabilità dei contenuti, fanno della blockchain uno strumento formidabile, fruibile anche come sistema di voto elettronico. Su quest’ultimo aspetto si tratterebbe di una rivoluzione del concetto di seggio elettorale, poiché ogni transazione sarebbe sorvegliata e garantita da una rete di nodi. Nel rapporto 2017 “Embracing Innovation in Government”, l’OCSE ha citato il case study del 2016 “Colombian Peace Plebiscite”, riconducibile ad un’attività condotta dall’organizzazione no-profit Democracy Earth Foundation per consentire agli espatriati colombiani, impossibilitati ad esprimere il proprio voto attraverso un processo ufficiale, di partecipare ad una serie di plebisciti riguardanti alcuni problemi sociali del Paese. Charlotte van Ooijen, analista politico dell’OCESE, ha affermato che “Nell’attuale clima di messa in discussione dell’integrità dei processi elettorali, la tecnologia blockchain può cambiare radicalmente i sistemi di voto tradizionali. I Governi devono comprendere che la sicurezza e l’integrità dei processi elettorali non sono solo una questione di controllo statale, ma anche un’area che può essere gestita dalla collettività”. Il 7 marzo scorso, i cittadini della Sierra Leone si sono recati alle urne per eleggere il nuovo Governo, ma al contrario delle precedenti votazioni, al tradizionale sistema di voto, basato su schede cartacee, è stata affiancata anche la tecnologia blockchain. Il governo di Freetown, tramite il Sierra Leone’s National Election Committee (NEC), autorità deputata alla gestione delle elezioni, ha deciso di condurre un’attività di analisi parallela dei voti espressi per creare un clima di fiducia in un Paese da sempre dominato da clima politico teso e particolarmente controverso. Per la prima volta al mondo, e in un paese non certo additabile come “tecnologicamente avanzato”, è stata sperimentata la tecnologia della catena a blocchi per la valutare l’effettiva volontà popolare.
Questi eventi rappresentano per l’intero pianeta “il punto di non ritorno”, una base comune di riflessione sull’utilizzo di quelle tecnologie digitali capaci di garantire un reale consenso popolare.
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Le elezioni digitali costano meno e porterebbero più cittadini a esprimersi. Un obiettivo che dovrebbe essere la priorità di ogni paese democratico.