Settimana di bombardamenti, questa, che ha visto il numero delle missioni militari americane salire a quota 90 dall’otto di agosto. Di queste, 57 sono state realizzate in supporto delle forze irachene governative vicino alla diga di Mosul, al fine di far retrocedere almeno 500 militanti dell’Isis.

Il portavoce del Pentagono, l’Ammiraglio John Kirby, ha riferito che sono stati distrutti più di 90 obbiettivi, incluso veicoli, equipaggiamenti e postazioni militari. In questo modo le truppe curde hanno potuto riconquistare la diga e recuperare il terreno perduto nelle scorse settimane.
Gli Usa in Iraq hanno anche circa 850 i soldati sul terreno, dislocati a Erbil e Baghdad, con una ulteriore richiesta del Dipartimento di Stato di altri 300 marines, tutti da impiegare con compiti di sicurezza. Grazie ai raid americani anche diversi villaggi cristiani nella piana di Ninive sono stati liberati dalla presenza dei jihadisti dello Stato Islamico, secondo quanto riferito da leader tribali sunniti della regione di Mosul.
Nello stesso tempo procedono le operazioni militari italiane, al momento focalizzate solo sull’invio di aiuti umanitari. In totale l’Aeronautica Militare italiana ha trasportato, con sei voli, 49 tonnellate di acqua e generi alimentari, 200 tende da campo e 400 sacchi a pelo per gli sfollati e i profughi minacciati dallo Stato Islamico che hanno trovato rifugio nei campi delle Nazioni Unite nel nord dell’Iraq.
Nelle strutture della task force di Al Bateen (EAU), l’aviazione ha rischierato i velivoli C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa insieme a un plotone di paracadutisti aviorifornitori destinati a preparare i carichi in caso di aviolancio e un plotone paracadutisti del187° reggimento della brigata paracadutisti “Folgore” con compiti di force protection. La decisione da parte del governo italiano di inviare armi leggere (in prevalenza Kalashnikov), provenienti da un vecchio sequestro di armi destinate alla Croazia nel 1994 (deposito già utilizzato per invii di armi a Bengasi durante la rivolta anti Gheddafi), non cambierà di molto la situazione sul terreno.
Nonostante il supporto aereo americano le forze curde faticano ad avanzare, mentre l’Isis continua ad aumentare di prestigio e potere.
Secondo il quotidiano panarabo al-Hayat, che cita fonti ufficiali e giornalistiche della regione autonoma del Kurdistan iracheno, centinaia di giovani combattenti curdi iracheni si sarebbero uniti ai miliziani dell’Isis: per Lahor Shaykh Jenki, direttore delle operazioni antiterrorismo di Sulaymaniyya, sarebbero più di 400 i giovani curdi arruolatisi nello Stato islamico. E fonti di stampa curde del nord-Iraq affermano che uno dei cinque leader dell’Isis a Mosul sarebbe curdo. Le fonti rivelano anche che nel solo mese di luglio ben seimila nuovi volontari avrebbero raggiunto la formazione militare del califfo Abu Bakr al-Baghadi. Un vero e proprio boom di arruolamenti.
Nel frattempo tornano a farsi sentire le milizie di autodifesa yazide. Khudida al-Haskani, portavoce della brigata Malik al-Tawus, ha riferito che la milizia è stata impiegata in un attacco contro elementi dell’Isis nella città di Sinjar. Ventidue i paramilitari uccisi e cinque i veicoli blindati distrutti.
Settimana di bombardamenti, questa, che ha visto il numero delle missioni militari americane salire a quota 90 dall’otto di agosto. Di queste, 57 sono state realizzate in supporto delle forze irachene governative vicino alla diga di Mosul, al fine di far retrocedere almeno 500 militanti dell’Isis.