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Cosa imparare da Brexit e dall’elezione di Trump


Negli ultimi tempi abbiamo assistito al funerale del liberalismo senza limiti, della globalizzazione senza se e senza ma. Si dice che le cinque fasi del lutto siano negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione. A tre settimane dall’elezione di Donald Trump e a sei mesi dal referendum della Brexit, anche gli inguaribili pro-global dovrebbero essere giunti ad accettare la vittoria del populismo. O forse no?

Donald Trump in una manifestazione a Cincinnati, Ohio, 1 dicembre 2016. REUTERS/William Philpott

Negli ultimi tempi abbiamo assistito al funerale del liberalismo senza limiti, della globalizzazione senza se e senza ma. Si dice che le cinque fasi del lutto siano negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione. A tre settimane dall’elezione di Donald Trump e a sei mesi dal referendum della Brexit, anche gli inguaribili pro-global dovrebbero essere giunti ad accettare la vittoria del populismo. O forse no?

Alcuni parlamentari inglesi, prevalentemente liberal democratici e laburisti, si dicono pronti a votare contro l’attuazione dell’Articolo 50 del trattato di Lisbona, che darebbe inizio ai negoziati per l’uscita dall’unione Europea. Originariamente, la questione non sarebbe dovuta nemmeno passare per le mani del parlamento: solo il ricorso alla Corte Suprema portato avanti dall’attivista e filantropa Gina Miller, e supportato da tre studi legali di grido londinesi, ha costretto il Primo Ministro a riconoscere la prerogativa di voto delle Camere.

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