Domani in Brasile inizia il meeting dei Brics, il primo per il primo ministro Narendra Modi. Dietro la sigla catchy di un gruppo idealmente creato per semplificare la vita agli investitori e ai giornalisti di mezzo mondo, però, si celano una serie di profonde disparità interne da tenere bene a mente.

In India se ne parla con moderato entusiasmo, considerando l’esordio di Modi in un contesto davvero internazionale, sotto gli occhi di tutti, al fianco di giganti – nel bene e nel male – della comunità internazionale come Xi Jinping e Vladimir Putin. La tappa brasiliana delle cicliche riunioni dei Brics, sul tema “Inclusive Growth; Sustainable Development”, secondo il comunicato diramato dalla segreteria di Modi ai mezzi d’informazione indiane, darà l’opportunità di scambiare vedute tra i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo in un momento di “maremoto politico” in varie parti del mondo. Si parlerà di come i Brics si muoveranno nell’ottica – personalmente credo costruita a livello mediatico e di difficilissima realizzazione pratica – di creare una sorta di contropotere politico rispetto al blocco Occidentale. In soldoni: se la crisi economica ha colpito tutti e ora bisogna rimboccarsi le maniche, tutti, chi l’ha detto che a dettare legge debbano essere Banca mondiale e Fondo monetario internazionale (due entità controllate, rispettivamente, da Usa e Ue)?
Al di là degli impegni e dei buoni propositi che ciclicamente si danno in pasto ai giornali di mezzo mondo (domanda: qualcuno si ricorda una presa di posizione politica/economica unitaria dei Brics? Una cosa che ti fa dire “ah beh, ma allora davvero sono un gruppo e lavorano insieme!”. Io no, se vi viene mettete nei commenti), stavolta pare che sul piatto ci sia la designazione della sede della Brics Development Bank, che dovrebbe diventare l’alternativa a Banca mondiale e Fmi. La Banca, quando e se nascerà, dovrebbe dotarsi di un fondo iniziale di 100 milioni di dollari per investire in progetti di sviluppo nelle altre economie emergenti del pianeta.
In pole position per ospitare la sede della Banca ci sono al momento New Delhi e Shanghai: un bel testa a testa tra India e Cina per accaparrarsi la paternità simbolica di quello che – ripeto: quando e se mai nascerà – potrebbe diventare uno strumento politico molto potente, scardinando il monopolio di fatto dell’Occidente in tema di gestione delle crisi economiche nazionali.
Tutto ciò per dire che i Brics mi sembrano un gruppo eterogeneo, troppo eterogeneo, all’interno del quale trovare una qualsiasi linea comune in qualsiasi ambito della politica internazionale sia impossibile. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica partono da presupposti diversi, agiscono in condizioni diverse, affrontano problemi diversi dei quali spesso ci dimentichiamo (un po’ per pigrizia, un po’ perché a tutti i membri dei Brics essere Brics a livello mediatico fa molto comodo).
Scroll.in, a questo proposito, stamattina ha pubblicato un pezzo illuminante, mettendo in fila – con infografiche – dieci dati che fanno emergere quanto, in realtà, i Brics abbiano poco in comune. È un pezzo da stampare e appendere davanti alla scrivania ogni volta che si legge qualcosa sui Brics (e l’India, manco a dirlo, ne esce come una sorta di fanalino di coda del gruppo).
Domani in Brasile inizia il meeting dei Brics, il primo per il primo ministro Narendra Modi. Dietro la sigla catchy di un gruppo idealmente creato per semplificare la vita agli investitori e ai giornalisti di mezzo mondo, però, si celano una serie di profonde disparità interne da tenere bene a mente.