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In Cambogia tutta la verità sul genocidio deve restare nascosta


La prima condanna per genocidio non dissipa i dubbi sulla volontà di Phnom Penh di fare luce sul periodo dei Khmer rossi. Le indagini potrebbero inguaiare anche esponenti del governo, incluso il premier Hun Sen, ansioso di bloccare i processi in nome della riconciliazione nazionale

Musulmani cambogiani in attesa del verdetto contro due ex leader storici dei khmer rossi

La prima condanna per genocidio non dissipa i dubbi sulla volontà di Phnom Penh di fare luce sul periodo dei Khmer rossi. Le indagini potrebbero inguaiare anche esponenti del governo, incluso il premier Hun Sen, ansioso di bloccare i processi in nome della riconciliazione nazionale

La scorsa settimana due ex leader storici dei Khmer rossi, Nuon Chea, 92 anni e Khieu Samphan, 87 anni, sono stati condannati all’ergastolo per genocidio con riferimento alle politiche di sterminio di minoranze (musulmane e vietnamite) durante il breve ma drammatico periodo di vita della Kampuchea Democratica in Cambogia. Secondo il tribunale speciale cambogiano, coadiuvato dalle Nazioni Unite, i khmer rossi provarono a “creare una società atea ed etnicamente omogenea”.

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