900 milioni di cittadini sono chiamati a eleggere la Camera del Popolo. Modi è dato per favorito, ma la democrazia indiana è imprevedibile
La nuova Lok Sabha sarà la 17esima dall’indipendenza dell’India. Per ragioni logistiche e di sicurezza il voto sarà distribuito su più date nei 29 Stati indiani. Il conteggio inizierà solo quando tutti gli Stati avranno votato e si prevede che si concluderà a metà maggio, prima che la nuova Lok Sabha si riunisca all’inizio di giugno. Nello stesso periodo si terranno le elezioni per almeno quattro assemblee legislative statali.
843 milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne nel 2014. Con 12 milioni di indiani che entrano nel mercato del lavoro ogni anno, è probabile che quest’anno ci siano circa 900 milioni di iscritti nelle liste elettorali. Uno sforzo enorme sul piano organizzativo, di competenza della Commissione elettorale. Nella maggior parte degli Stati vengono utilizzate macchine per il voto elettronico.
L’occupazione sarà un tema centrale delle elezioni: durante la campagna elettorale di cinque anni fa il Primo Ministro in carica, Narendra Modi, aveva promesso di creare più posti di lavoro, ma i suoi detrattori sostengono che non ci sia riuscito. Modi, considerato un leader a favore delle imprese, è stato ampiamente criticato per la “demonetizzazione” del 2016, quando le due banconote di rupie di maggior valore vennero abolite dal giorno alla notte nel tentativo di eliminare il cosiddetto “denaro nero”, un’economia parallela al sistema bancario e fiscale del Paese. La mossa ha causato gravi difficoltà alle piccole imprese, i cui dipendenti vengono generalmente pagati in contanti, e notevoli disagi ad acquirenti e commercianti.
Ciononostante Modi è dato per favorito. Il suo Bharatiya Janata Party (BJP) è salito al potere nel 2014, su un’ondata di sostegno popolare che ha portato Modi dalla carica di governatore del Gujarat, uno degli Stati indiani più industrializzati, a quella di Premier. Il BJP può vantare un tasso medio di crescita del Pil superiore al 7% da quando il suo leader è in carica.
Nel 2014 gli elettori avvertivano l’esigenza di un cambiamento: l’Indian National Congress (INC), partito al potere da quasi 50 anni, era stato compromesso da accuse di corruzione connesse alle spese per la difesa. Il BJP di Modi sfiorò la maggioranza assoluta, aggiudicandosi 266 seggi su 545, mentre l’INC, che in precedenza deteneva la maggioranza, ne vinse solo 44. Modi formò un Governo con il sostegno dei partiti più piccoli, per un totale di 305 seggi.
Oggi l’INC lotta per riconquistare il potere. Nel tentativo di ribaltare la situazione ha accusato a sua volta il BJP, tacciando di corruzione il piano del Governo per l’acquisto di caccia francesi Rafale.
L’INC accusa inoltre i nazionalisti del BJP di cercare di fare dell’India uno Stato induista – un “Pakistan indù” – a scapito delle grandi minoranze del Paese, tra cui i 250 milioni di musulmani. L’India è tradizionalmente orgogliosa del suo status costituzionale di nazione laica, ma dato che quasi un miliardo dei suoi 1,3 miliardi di abitanti pratica l’induismo, sarà difficile per l’INC conquistare gli elettori con un’agenda laica.
Un tema caldo della campagna elettorale sarà probabilmente la situazione dei contadini indiani. Circa metà della popolazione indiana si guadagna da vivere lavorando la terra. Negli ultimi anni il tasso di suicidio tra i contadini ha raggiunto livelli preoccupanti, a riprova del fatto che è sempre più difficile fare i conti con la concorrenza, il clima imprevedibile e la reazione dei consumatori agli aumenti dei prezzi di mercato. Al momento entrambi i principali partiti cercano di raccogliere consensi promettendo di alleviare le difficoltà del settore agricolo.
Se un tempo erano i “fuoricasta” o “Dalit” a chiedere quote governative per i posti di lavoro e di studio, ora sono i contadini che cercano il favore dei rappresentanti eletti. Decine di migliaia di persone hanno manifestato di fronte al Parlamento a Delhi lo scorso novembre, rivendicando prezzi migliori per i loro prodotti. L’INC ha promesso di introdurre un salario minimo .
Un’altra questione riguarda il modo in cui, secondo l’INC, il Governo guidato dal BJP avrebbe minato l’integrità delle istituzioni statali tenute a essere super partes. Il governo è accusato di aver violato la neutralità della Commissione elettorale e della Reserve Bank of India, la banca centrale del Paese, mentre l’agenzia investigativa centrale è stata messa a soqquadro dalla recente sospensione di due alti funzionari.
Accuse analoghe riguardano le università pubbliche. La nomina di un nazionalista indù a vice cancelliere del principale ateneo indiano, la Jawaharlal Nehru University di Delhi, che esige lealtà politica dal corpo docente ha innescato un dibattito sulla libertà accademica. Il Governo è accusato di dare maggior peso all’affiliazione politica che alla formazione. Accuse simili sono state rivolte ai media privati, alcuni dei quali sembrano anteporre il sostegno al Governo Modi all’integrità giornalistica.
Al di là di questi temi, le prossime elezioni potrebbero ridursi a una gara di popolarità tra la figura consolidata del 68enne Modi e il leader dell’INC, Rahul Gandhi, di vent’anni più giovane. Buona parte del successo di Modi deriva dai suoi 12 anni e mezzo come Primo Ministro del Gujarat, durante i quali lo Stato ha prosperato. Eletto Primo Ministro dell’India nel 2014, Modi sembra essere riuscito a superare indenne la grave esplosione di violenza anti-musulmana che investì il Gujarat nel 2002, provocando la morte di circa 2000 persone.
Rahul Gandhi ha assunto la guida del Partito INC al posto della madre, Sonia Gandhi, poco più di un anno fa. Nel 2014 guidò la campagna elettorale del partito, conclusasi con la peggiore sconfitta di sempre. Il 48enne non ha ancora dimostrato di poter essere un candidato vincente piuttosto che un semplice erede politico. Suo padre Rajiv, la nonna Indira e il bisnonno Jawaharlal Nehru hanno ricoperto la carica di Primo Ministro ai loro tempi.
Il partito INC ha affermato di voler vincere le elezioni prima di scegliere il proprio leader parlamentare. Tuttavia, dopo i successi riportati nel mese di dicembre alle elezioni legislative negli stati centrali di Chhattisgarh, Rajasthan e Madhya Pradesh, il partito sembra riporre più fiducia in Gandhi e potrebbe anche decidere di puntare sul suo nome. In linea con la tradizione dinastica, la madre di Rahul, Sonia, si aspetta di mantenere il proprio posto in Parlamento, mentre la sorella Priyanka è stata reclutata per sostenere la campagna.
Oltre ai due maggiori partiti ce ne sono tanti altri che godono di un ampio sostegno, ma sono insignificanti a livello nazionale. Tra questi le due ali del Partito Comunista dell’India, separate da differenze ideologiche, e il Bahujan Samaj, che rappresenta le caste inferiori.
Più rilevanti sono i partiti rappresentati in un solo stato, come l’AIADMK dello stato meridionale del Tamil Nadu, che detiene 37 seggi nell’attuale Lok Sabha. Tali partiti svolgeranno un ruolo decisivo in mancanza di una maggioranza assoluta.
Un punto di forza della democrazia indiana è la sua imprevedibilità, non da ultimo a causa dei diversi livelli di popolarità di cui godono i partiti maggiori nei singoli Stati. Si dice che le elezioni si decidano nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh, che ha una popolazione di quasi 200 milioni e 80 seggi nella Lok Sabha. Se uno dei due partiti principali non dovesse ottenere la maggioranza, partiranno le contrattazioni per dar vita a un Governo di coalizione.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di marzo/aprile di eastwest.
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900 milioni di cittadini sono chiamati a eleggere la Camera del Popolo. Modi è dato per favorito, ma la democrazia indiana è imprevedibile