Le proteste dei camionisti vanno avanti da circa due settimane e interessano principalmente Ottawa. Le motivazioni si basano su un tessuto politico, economico e culturale complesso e non riguardano solo l’obbligo vaccinale
Gli Stati Uniti hanno consigliato al Canada di ricorrere ai poteri federali per sgomberare i camionisti che da lunedì hanno bloccato l’Ambassador Bridge, il ponte che collega la città canadese di Windsor a quella americana di Detroit e che rappresenta il valico di frontiera terrestre più affollato di tutto il Nordamerica, fondamentale per l’interscambio commerciale tra le due nazioni.
Le proteste degli autotrasportatori canadesi vanno avanti da circa due settimane e interessano principalmente Ottawa, la capitale federale dove a fine gennaio si è radunato il convoglio partito da Vancouver (è dall’altra parte del Paese, sulla costa del Pacifico) e chiamato Freedom Convoy dai manifestanti. Ma non solo: blocchi simili sono o stanno venendo organizzati sia in altre località canadesi, sia in Europa – per esempio in Francia – e negli Stati Uniti.
Perché l’obbligo vaccinale c’entra solo in parte
L’internazionalizzazione della protesta è resa possibile dai motivi che l’hanno scatenata: l’obbligo vaccinale per i camionisti (nello specifico, per quelli che oltrepassano il confine canadese-statunitense), e più in generale l’avversione per le restrizioni introdotte dai Governi contro il coronavirus. Come però in ogni grande manifestazione di rabbia e dissenso verso le autorità, la “miccia” c’entra fino a un certo punto e non permette, da sola, di capire le motivazioni profonde. Che si innestano su un tessuto politico, economico e culturale vasto e complesso.
Semplificando, si tratta di proteste contro Justin Trudeau, rieletto recentemente per un terzo mandato ma poco gradito da una fetta rilevante di popolazione e addirittura detestato da una minoranza. Questa rabbia, incarnata soprattutto negli antivaccinisti contrari alle restrizioni e alla versione canadese del Green Pass, era già emersa durante la scorsa campagna elettorale: Trudeau venne colpito da una manciata di ghiaia al termine di un comizio, ad esempio; un altro raduno venne cancellato per ragioni di sicurezza.
Che l’obbligo di piena vaccinazione introdotto dal Primo Ministro sia stato solo l’accenditore della protesta, e non il vero fattore, è dimostrato da tre cose. La prima: il tasso di vaccinazione tra i camionisti canadesi è alto, stimato intorno all’80% se non di più, praticamente pari a quello nazionale. La seconda: il Canada è una federazione, le province godono di ampia autonomia e molte delle restrizioni anti-Covid contestate vengono decise a livello locale. La terza: la presenza di bandiere naziste o confederate alle proteste.
Separatismo occidentale e bandiere confederate
Quest’ultimo punto è particolarmente interessante perché consente di ricondurre il Freedom Convoy, o quantomeno una sua frangia, a un certo movimento canadese concentrato in una precisa parte del suo territorio: la provincia dell’Alberta. È una provincia rurale, associata al petrolio e al bestiame, roccaforte del conservatorismo, che non gradisce l’interferenza di Ottawa nei suoi affari e poco sopporta il liberale Trudeau.
La stampa canadese è ricca di cronache di croci sudiste o svastiche fatte sventolare nell’Alberta. E non solo lì, in realtà. La bandiera confederata in Canada è legata – oltre che, quasi inevitabilmente, a posizioni razzistiche – anche a una sorta di “orgoglio di campagna” e al possesso di veicoli pick-up. Ma sta sempre di più diventando un punto di riferimento per l’estrema destra nazionale che, benché non forte quanto quella americana, esiste e si è anche strutturata in partiti: il Partito popolare di Maxime Bernier e il Partito anticonformista (Maverick Party), erede di un movimento chiamato Wexit che – emerso proprio nell’Alberta – puntava alla separazione delle province occidentali dal resto della federazione.
I secessionisti dell’Ovest hanno svolto un ruolo cruciale per la nascita del Freedom Convoy. Tra gli organizzatori del convoglio di camionisti c’è infatti Pat King, personaggio noto anche per le sue posizioni omofobe, islamofobe, anti-immigrati e complottiste sui vaccini. E dietro alla raccolta fondi su GoFundMe per finanziare le proteste (poi chiusa) c’era Tamara Lich, ex segretaria del Partito anticonformista.
Le proteste dei camionisti vanno avanti da circa due settimane e interessano principalmente Ottawa. Le motivazioni si basano su un tessuto politico, economico e culturale complesso e non riguardano solo l’obbligo vaccinale