Il nodo resta la crisi economica e la questione migratoria, Saied ha ribadito l’impegno di Tunisi a cooperare nel controllo delle migrazioni ma ha espresso la ferma opposizione del suo Paese a diventare luogo di soggiorno per i migranti irregolari.
Primi vertici internazionali sulla situazione in Myanmar: ai colloqui in Indonesia sono presenti ASEAN, Ue, il governo ombra di unità nazionale del Myanmar e l’Onu. Segnali diplomatici anche dal summit nel Laos: si cerca di accelerare sul consenso raggiunto nel 2021 per la tregua, ma mai messo in pratica dalle autorità birmane.
I sondaggi e i modelli predittivi si muovono in una forbice stretta di qualche punto e ci raccontano di una corsa serratissima. Un testa a testa tra Harris e Trump che si giocherà all’ultimo voto e che potrebbe finire in qualsiasi modo, deciso da una manciata di voti.
Il risultato del voto austriaco è stato salutato con soddisfazione dagli altri partiti di estrema destra europei. Il partito ultranazionalista FPÖ ha sfiorato il 29%. A Vienna si cercano soluzioni alternative per tenere l’FPÖ fuori dal governo.
Claudia Sheinbaum ha assunto il proprio mandato in una cerimonia carica di simbolismo. La prima donna presidente della storia del Messico giunge al potere con un sostegno generalizzato, ma affronta anche dure sfide sul piano della sicurezza, l’economia e le relazioni internazionali.
Il Partito liberaldemocratico giapponese ha scelto il suo nuovo leader, che martedì 1° ottobre viene nominato premier. Quali sono gli scenari? Intervista a Jeffrey W. Hornung di RAND
Stato nello stato, Hezbollah gestisce in Libano una vasta rete di servizi sociali che includono infrastrutture, strutture sanitarie, scuole e programmi per i giovani, tutti elementi determinanti nel raccogliere il sostegno di sciiti e non.
La forza della democrazia in Ghana non esclude la sopravvivenza del sistema di potere tradizionale della chieftancy, il sistema dei capi tradizionali, che è stato preservato sin dall’indipendenza ed è ora tutelato dalla Costituzione del 1992.
Il governo di transizione ha indetto nuove elezioni per novembre del 2025, ma la possibilità di realizzarle resta comunque in dubbio. Nonostante l’arrivo della missione internazionale voluta dall’Onu per pacificare il paese, la situazione è drammatica.
Il candidato marxista Dissanayake, leader del Fronte popolare di liberazione, vince a sorpresa ed è il nuovo Presidente. Ha presentato un programma di trasformazione radicale del Paese, forte il consenso tra i giovani elettori.