Matteo Miavaldi, sinologo emigrato nel subcontinente indiano, si occupa di Asia Meridionale come giornalista freelance ed è corrispondente da New Delhi per “il manifesto”.
Pochi giorni fa si è tenuto in pompa magna qui a Delhi il primo contatto ufficiale tra India e Cina dall’insediamento di Narendra Modi. Il colloquio bilaterale tra i ministri degli Esteri dei due paesi è stata pura formalità, grandi speranze ma niente di concreto sul piatto. Molto più interessante, nel tentativo di decifrare il Modi-pensiero, quello che il nuovo primo ministro indiano ha dichiarato alla vigilia del colloquio. Retorica a secchiate.
Qui a Delhi stiamo battendo ogni record di caldo, si viaggia su una media di 45 gradi di massima e i celebri power cut si stanno intensificando anche nella parte meridionale della capitale. Per provare a sopravvivere è necessaria una strategia psicofisica ad hoc. Ecco la mia (fallimentare).
The World Before Her è un documentario del 2012 girato da Nisha Pahuja, regista indiana residente in Canada. Dopo aver fatto il giro dei festival cinematografici di mezzo mondo, è stato lanciato questo weekend qui in India. L’ho visto ieri, in una sala semideserta di un multisala molto posh, e merita davvero.
In molti mi avete scritto condividendo le vostre perplessità, la vostra rabbia, le vostre opinioni sulla catena di stupri in India della quale, recentemente, è riemersa la gravità anche sulla stampa italiana.Ad alcuni sono sembrato un po’ freddo e distaccato. Provo a mettere in fila un po’ di pensieri, metteteci la tara del caldo infernale di qui (45 gradi al momento della stesura di questo post).
La videoconferenza di ieri in occasione della festa della Repubblica, coi due fucilieri di Marina Latorre e Girone in collegamento live dall’ambasciata a New Delhi, mostra la frustrazione – giustificata! – di due soldati incastrati in un caso molto più grande di loro (e delle nostre beghe italiote). Facciamo il punto.
La tragica notizia della violenza di gruppo e omicidio – o suicidio? – per impiccagione delle due adolescenti in Uttar Pradesh ha generato un’ondata d’indignazione internazionale. A mente fredda, ecco un po’ ci cose che sono successe, che ho letto, e che non mi sono piaciute.
Con la cerimonia del giuramento di lunedì, in India è iniziata ufficialmente la nuova era Modi. Ora che anche i nomi dei ministri non sono più un segreto, si può iniziare a fare alcune riflessioni e tentare un po’ di previsioni un tanto al chilo, che ci (vi) piacciono tanto.
Oggi è uscito un articolo interessante di Barkha Dutt, giornalista e volto noto dell’emittente all news indiana Ndtv, circa la strategia comunicativa del Narendra Modi in versione primo ministro. Spiazzando tutti i critici, in meno di una settimana Modi ha fatto alcune mosse mediatiche e strategiche che provano – se ce ne fosse ancora bisogno – la scaltrezza del nuovo premier indiano.
Approfitto dell’ultimo effetto speciale di Arvind Kejriwal per fare un po’ il punto sulla grande illusione rappresentata dall’Aam Aadmi Party (Aap). Spinto come possibile “terza via” fuori dalla storica dicotomia Congress-Bjp, si è rivelato un clamoroso buco nell’acqua.
Le interpretazioni del voto e della vittoria in India di Narendra Modi si sprecano, andando a pescare a casaccio nella mitologia politica tipica dell’Occidente: ci piacciono le storie di scalata sociale, dell’uomo che si fa da solo, la balla dell’India simbolo di una classe media western friendly. Vista da qui, la Modi Wave è proprio un’altra cosa.