Cercare una stanza in una casa insieme ad altri inquilini è di certo un’impresa. Almeno a Bruxelles. L’impegno da dedicare è quasi paragonabile al tempo da impiegare per la ricerca di un lavoro o per mandare una application. Le modalità sono simili: inviare ai futuri coinquilini una presentazione di sé, mostrare la propria motivazione ad ottenere la stanza, sostenere uno o più colloqui finali. Quasi come per ottenere un lavoro. Visite, appuntamenti, arrivare puntualissimi perché altrimenti la stanza vola via, tour di gruppo o individuali.
Così cercando di cambiare casa e trovare una sistemazione in una casa condivisa mi sono trovata imbarcata in un’avventura che non immaginavo tanto complicata. Dai coinquilini che testano il tuo francese, al colloquio finale sugli hobby, dalle domande più assurde sul tuo piatto preferito alle reazioni diverse alle tue risposte: se sei italiana e cucini veramente poi la cucina potrebbe rimanere sporca oppure potresti essere utile e cucinare per tutti. Chi ti fa lasciare le scarpe all’entrata e camminare in punta di piedi, chi ti affitta il salotto come stanza così paghi una cifra più elevata e copri anche le sue spese, chi cerca di capire se sei più “party mood” o più seria, e a seconda dell’età dei coinquilini si deve stare attenti a mostrarsi più in un modo che in un altro. Alla fine proprio come per un colloquio di lavoro devi mostrare la tua motivazione, arrampicarti sugli specchi sul tuo piatto preferito da cucinare, senza far trapelare che all’ultima cena tra amici hai bruciato tutto.
E così suoni il campanello e inizi il tour della casa, la stanza, poi i servizi, la lavatrice se c’è , la lavastoviglie forse, il forno o il microonde e poi alla fine del tour devi cercare per forza di fare domande altrimenti mostri pericolosamente scarso interessamento. E così delle domande di cui sai già le risposte perché erano nell’annuncio , devi per forza farle : «Ma allora c’è la lavatrice o si va alla laundry pubblica vicino? Tutto compreso? Il riscaldamento è centralizzato? C’è il forno? Ah che bello così finalmente cucino!». Frasi che ripeterai a ogni visita con l’aggiunta o l’omissione di qualcosa. Perché non solo deve piacermi la casa, devo piacere soprattutto ai coinquilini come loro a me, ma forse io non ho tutte quelle domande da fare. Le case, le stanze variano e alcune lasciano un po’ di sconcerto per i prezzi e per lo stato dell’immobile. Puoi trovare una stanza che sarà pure indipendente con una propria porta, ma è più che altro una cantina con la grata sotto il livello stradale e comunica con altre tre stanze comunicanti delle tue coinquiline separate da porte a vetri. La mia immaginazione corre alla strada trafficata e di passaggio, percorsa da gran parte della movida, a chi magari si siede proprio su quella che dovrebbe essere la mia finestra a bersi una birra o potrebbe essere scelta come meta per i bisogni di un cane. Insomma no questa non si può e il prezzo poi è alto, 500 euro più qualche spesa per una stanza così. E così si va avanti, visito un’altra casa, il coinquilino vuole affittarmi il salotto come stanza a una cifra spropositata, la casa è bellissima ma lui sta eliminando tutto «la lavatrice c’era ma io ogni weekend torno a casa e quindi l’ho levata». Un altro mi dice di non badare al fatto che sta crollando un muro all’ingresso al piano terra perché gli hanno promesso che lo sistemeranno. I tour finiscono e si passa alla fase domande, o quello che io ho ribattezzato colloquio di lavoro «Allora qual è il tuo piatto preferito? Cosa fai nel tempo libero? A che ora ti fai la doccia la mattina? Ti piace organizzare feste a casa? Sei tranquilla però? Sei ordinata? Com’è una tua giornata tipo? Che orari hai? Sei più da cinema o da film sul divano?». Rispondendo a queste domande da una parte scopri parti di te nascoste o che magari non volevi scoprire, dall’altra senti di doverti arrampicare sugli specchi e capire cosa si aspettano i tuoi interlocutori, prima di rispondere, e se sono di età non definibile, studenti e lavoratori insieme a quel punto è finita devi cercare di rispondere in modo che tu possa piacere a entrambi, professionista e festaiola insieme. Soprattutto il piatto forte non devi bruciarlo. L’ultimo messaggio prima di andare a visitare una casa: sono avvertita da un coinquilino che testeranno il mio francese durante la visita perché l’altra coinquilina vuole una persona in casa che parli bene il francese. Entro e tutta la visita va bene, ma arrivati alla cucina il terzo coinquilino italiano, mi dice che lui il francese lo conosce poco, mi parla in italiano lasciandomi stupefatta e così anche questa stanza salta. Non avevo mai fatto tanto networking come in queste settimane: Bruxelles, è la città del networking e di piccole dimensioni, i tuoi futuri coinquilini possono avere a che fare con il tuo lavoro quotidiano o futuro.