Christo è più di un simbolo, più di un progetto artistico, più di una coppia famosa. Christo è sinonimo di land art, di opere dalla vita breve e indimenticabile, di immaginazione che diviene realtà su grande scala, di incredibile che diventa possibile.
Christo è anche semplicemente un nome, quello con cui è stato battezzato l’erede dell’imprenditore bulgaro Yavachev il giorno della sua nascita, il 13 giugno 1935. Lo stesso giorno che vide i natali di Jeanne-Claude Denat de Guillebon, la donna che incontrerà oltre vent’anni dopo a Parigi e con cui condividerà sguardi e passioni.
Dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti e aver viaggiato per i paesi di tutta Europa, vivendo grazie ai ritratti che gli venivano commissionati, fu proprio all’inizio degli anni Sessanta che Christo iniziò ad avvolgere nella tela e nella plastica diverse tipologie di oggetti – bottiglie, bidoni, cartoni, tavoli – per poi spingersi oltre, impacchettando persino modelli viventi. Fino all’incontro con Jeanne-Claude, che in qualche modo ridimensionò tutto. È il 1961 quando espongono la loro prima opera monumentale: Rideau de Fer, un muro di barili d’olio eretto in rue Visconti, nei pressi della Senna, in segno di protesta in seguito alla costruzione del muro di Berlino. Da quel momento, tutti i progetti della coppia volano verso vette altissime, spaziando oltre i limiti della fisica e del reale, intervenendo in modo imponente quanto effimero su edifici, monumenti, su interi paesaggi. Del duo, Christo è sempre stato la mano d’artista, colui che disegnava i bozzetti, realizzando vere e proprie opere d’arte, mentre Jeanne-Claude era la mente, l’organizzatrice, il motore di una straordinaria macchina performativa.
Tra le loro installazioni più famose, ammirate da migliaia di persone, l’imballaggio nel settembre del 1985 del più vecchio dei ponti parigini – il Pont Neuf -, impacchettato da un telo di poliestere giallo ocra, oppure quello del Reichstag di Berlino nel giugno 1995, per cui scelsero un tessuto argentato. Indimenticabile è certamente una delle ultime installazioni realizzate fianco a fianco con Jeanne-Claude – scomparsa nel 2009 – intitolata The Gates. Nel febbraio del 2005 – precisamente dal 12 al 27 del mese – Christo e Jeanne-Claude hanno potuto realizzare a Central Park questo progetto grandioso, altamente scenografico, già presentato nel 1979 e all’epoca respinto dall’amministrazione di New York. L’opera si componeva di 7503 porte di vinile – alte quasi 5 metri e sormontate da pannelli di tessuto color zafferano – posizionate a comporre un percorso lungo 37 km all’interno del parco. Ammirata dagli edifici con vista su Central Park, The Gates era simile ad un fiume color zafferano, mentre le persone che hanno avuto la fortuna di camminare sotto i portali hanno provato la meraviglia di trovarsi un soffitto dorato e fluttuante sopra la testa.
Oggi, rispettando una cadenza quasi decennale, si festeggia l’inaugurazione di un’altra opera grandiosa, una sorta di evoluzione di The Gates, un nuovo percorso intitolato The Floating Piers. Dopo mesi di ricerca tra i laghi del Nord Italia, Christo ha individuato il luogo perfetto dove installare i suoi 4,5 km di passerella, di nuovo color giallo zafferano: sulle acque del lago d’Iseo, collegando tra loro Sulzano e il Monte Isola, il Monte Isola e San Paolo. Un’opera grandiosa, che apre al pubblico notte giorno per due settimane, interamente finanziata (15 milioni di euro) da Christo, a seguito della vendita di opere e disegni legati al progetto, così come fu per la realizzazione di The Gates. Per Christo, il proseguo di un immaginario condiviso per decenni con l’altra faccia della sua medaglia, la sua compagna. Per noi, la possibilità di camminare sulle acqua, fluttuando su un velo color zafferano.
Christo e Jeanne-Claude. The Floating Piers
Lago d’Iseo, Sulzano
18 giugno – 3 luglio 2016
http://www.thefloatingpiers.com/the-project
Christo è più di un simbolo, più di un progetto artistico, più di una coppia famosa. Christo è sinonimo di land art, di opere dalla vita breve e indimenticabile, di immaginazione che diviene realtà su grande scala, di incredibile che diventa possibile.
Dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti e aver viaggiato per i paesi di tutta Europa, vivendo grazie ai ritratti che gli venivano commissionati, fu proprio all’inizio degli anni Sessanta che Christo iniziò ad avvolgere nella tela e nella plastica diverse tipologie di oggetti – bottiglie, bidoni, cartoni, tavoli – per poi spingersi oltre, impacchettando persino modelli viventi. Fino all’incontro con Jeanne-Claude, che in qualche modo ridimensionò tutto. È il 1961 quando espongono la loro prima opera monumentale: Rideau de Fer, un muro di barili d’olio eretto in rue Visconti, nei pressi della Senna, in segno di protesta in seguito alla costruzione del muro di Berlino. Da quel momento, tutti i progetti della coppia volano verso vette altissime, spaziando oltre i limiti della fisica e del reale, intervenendo in modo imponente quanto effimero su edifici, monumenti, su interi paesaggi. Del duo, Christo è sempre stato la mano d’artista, colui che disegnava i bozzetti, realizzando vere e proprie opere d’arte, mentre Jeanne-Claude era la mente, l’organizzatrice, il motore di una straordinaria macchina performativa.