
Secondo gli analisti, le due aziende vincono, i consumatori perdono. E all’orizzonte si staglia la prossima battaglia fondamentale: quella delle auto senza guidatore e delle mappe ad hoc. L’accordo tra Uber e Didi sconvolge il mercato cinese. Il colosso americano rinuncia alla corsa in solitaria, ma ha la possibilità di mettere le mani su dati per mappe che costituiscono un piccolo “tesoro”.
Alla fine si è giunti ad un accordo, non senza qualche rumors successivo, come ad esempio Alibaba che ha tenuto a precisare di non essere parte della trattativa. Dopo tante rincorse, colpi bassi, affanni, insulti e tentativi, l’accordo è arrivato: Uber ha deciso di vendere le sue attività nella nazione asiatica al rivale Didi Chuxing, il più grande nel settore di riferimento cinese. Si tratta di una svolta alla luce dei tentativi di Uber – e le sue difficoltà – a inserirsi nel mercato cinese. Pochi guadagni, pochi introiti, a causa di una corsa al ribasso. E quindi dai vertici è arrivato l’ok: trattare e chiudere.
L’accordo dovrebbe prevedere quanto segue: Didi rileverà il business di Uber China e gli investitori in Uber China riceveranno una quota del 20% in Didi. Dal canto suo Uber riceverà una partecipazione del 5,89% e avrà «interessi economici» equivalenti al 17,7%.
Numeri importanti, un giro d’affari complessivo stimato in oltre 35 miliardi di dollari. Nella pratica quella che è stata siglata ieri, complice anche una nuova regolamentazione cinese del settore trasporti, è una vera e propria (e miliardaria) tregua.
La decisione del gruppo di San Francisco – secondo indiscrezioni che ieri si sono inseguite sul web – arriverebbe a seguito delle pressioni dei soci, preoccupati che stesse sprecando denaro in un mercato dove non poteva vincere.
La Cina per Uber, infatti, è stata per molto tempo un mercato totalmente dissanguante: tanti i soldi persi da parte del colosso americano in Cina nonostante l’ampio mercato a disposizione (provate a trovare un taxi a Shanghai o Pechino quando piove).
La vendita delle attività di Uber in Cina al concorrente Didi Chuxing è stata confermata in una nota.
Didi comprerà da Uber i servizi, i dati e tutte le attività per operare in Cina. Uber Global avrà il 5,89 per cento delle azioni Didi, mentre gli azionisti cinesi di Uber Cina avranno un totale di 2,3 per cento.
Dopo il lancio nel 2014, la quota di mercato di Uber in Cina era stata assorbita da Didi Chuxing, che vanta 300 milioni di utenti registrati e 15 milioni di automobilisti.
Il Ceo di Uber Travis Kalanick non ha fornito dati concreti ma ha detto a febbraio che Uber sta perdendo più di 1 miliardo di dollari l’anno in Cina, dove si trova di fronte un «concorrente feroce». Cheng Wei, il fondatore e presidente di Didi, parteciperà al board di Uber Global, mentre Travis Kalanick, il fondatore di Uber, farà parte del Consiglio di Didi, secondo la nota stampa.
Ma attenzione: Didi metterebbe la conoscenza del mercato (e i dati), Uber metterebbe le innovazioni sul lato app. Ma Didi non opera solo in Cina: ha investito 100 milioni in 100 milioni in Lyft, «il» competitor di Uber negli States, oltre ad allearsi con Ola in India e Grab nel sud est asiatico.
Il futuro quale sarà dunque? Quello delle mappe, fondamentali per operare nel mercato in modo sempre più competitivo. Sarà quindi il software migliore per quanto riguarda i percorsi quello che aumenterà la competitività. Non a caso – come ha scritto il Financial Times, Uber starebbe lavorando a un progetto clamoroso: 500 milioni di dollari per ottenere qualcosa di molto meglio delle già rinomate Google Maps per la creazione dell’auto senza guidatore.
@simopieranni
Secondo gli analisti, le due aziende vincono, i consumatori perdono. E all’orizzonte si staglia la prossima battaglia fondamentale: quella delle auto senza guidatore e delle mappe ad hoc. L’accordo tra Uber e Didi sconvolge il mercato cinese. Il colosso americano rinuncia alla corsa in solitaria, ma ha la possibilità di mettere le mani su dati per mappe che costituiscono un piccolo “tesoro”.