La Cina intende rafforzare la cooperazione con i Paesi del Sud-est asiatico per rispondere all'isolamento voluto da Washington. Ma non è l'unica a guardare all'Asean
La Cina intende rafforzare la cooperazione con i Paesi del Sud-est asiatico per rispondere all’isolamento voluto da Washington. Ma non è l’unica a guardare all’Asean
Durante un incontro con il Primo Ministro di Singapore, il più importante diplomatico cinese – Yang Jiechi – ha detto che la Cina vuole rafforzare la cooperazione con i Paesi del Sud-est asiatico per promuovere la crescita economica e la stabilità regionale.
Il volume del commercio tra la Cina e i dieci Paesi dell’Asean (Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico) è già ampio. Nel primo semestre dell’anno il blocco ha peraltro superato l’Unione europea ed è diventato il principale socio commerciale di Pechino.
La Cina ha intenzione di rinsaldare ancora di più i legami con i suoi vicini per rispondere all’isolamento nei suoi confronti promosso dagli Stati Uniti, che ad esempio vogliono impedire a Pechino di accedere ai componenti tecnologici (come i chip). L’amministrazione Trump insiste poi moltissimo sulla necessità di “sganciare” l’economia americana da quella cinese e vorrebbe creare un fronte anti-Pechino proprio nell’Asia-Pacifico. Si tratta però di due progetti complessi e il loro successo è tutt’altro che scontato.
La Cina e gli Stati Uniti non sono comunque le uniche potenze ad aver posato gli occhi sul Sud-est asiatico, regione che negli ultimi anni ha conosciuto una forte crescita. C’è anche il Giappone, che sta cercando di presentarsi all’Asean come un’alternativa economica e politica sia a Pechino, sia a Washington.
Cosa vuole fare il Giappone
Il Giappone, coinvolgendo anche l’India e l’Australia, ha elaborato una strategia per rafforzare le rispettive filiere produttive e renderle meno dipendenti dalla Cina, in modo da prevenire il rischio di eventuali “blocchi” nelle catene di approvvigionamento. Tokyo vorrebbe lanciare l’iniziativa entro il prossimo novembre e proporla anche alle nazioni del Sud-est asiatico.
Già lo scorso aprile il Governo giapponese aveva individuato nel Sud-est asiatico una meta ideale per le aziende nipponiche che volevano abbandonare la Cina. I rapporti di Tokyo con Pechino – ma vale anche per Nuova Delhi e per Canberra – sono sì importanti dal punto di vista economico, ma sono anche molto tesi.
In risposta alla crescente assertività cinese nell’Indo-Pacifico, il Giappone, l’Australia e l’India stanno pensando di espandere le loro partnership militari. In autunno, inoltre, Tokyo guiderà una grande esercitazione di cyber-difesa alla quale parteciperanno anche gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e i Paesi Asean.
Ma sia il Giappone che l’Australia e l’India si muovono con prudenza e sembrano resistere all’idea di formare un’alleanza esplicita contro la Cina.
Quali prospettive per il Sud-est asiatico
Molti Paesi Asean – Vietnam, Indonesia, Thailandia, Malaysia, Myanmar – si sono già attrezzati con programmi ad hoc per cercare di attirare tutte quelle aziende in uscita dalla Cina e alla ricerca di un luogo in cui installare le attività produttive.
La crisi del coronavirus ha però danneggiato le prospettive di crescita economica del Sud-est asiatico. La regione, poi, aveva tratto beneficio dalla globalizzazione, che oggi però viene sempre più spesso messa in discussione.
Il Nikkei Asian Review scrive che la necessità di investimenti per il rilancio delle economie potrebbe spingere i Paesi Asean verso la Cina, che ha superato l’emergenza Covid-19 prima di altre nazioni ed è tornata a crescere.
Durante un incontro con il Primo Ministro di Singapore, il più importante diplomatico cinese – Yang Jiechi – ha detto che la Cina vuole rafforzare la cooperazione con i Paesi del Sud-est asiatico per promuovere la crescita economica e la stabilità regionale.
Il volume del commercio tra la Cina e i dieci Paesi dell’Asean (Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico) è già ampio. Nel primo semestre dell’anno il blocco ha peraltro superato l’Unione europea ed è diventato il principale socio commerciale di Pechino.
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