Il 23 novembre scorso il generale Zhang Yang, sotto indagine per corruzione, si è suicidato. Era un ex fedelissimo di Xi. Non è la prima vittima del potente team anticorruzione, ma certo la più eccellente. La sua morte può cambiare il rapporto tra il partito e i militari
Chi era il generale Zhang
Cercando informazioni sul generale Zhang sulla rete è facile imbattersi in molte sue foto, non ultime quelle che lo vedono impegnato in importanti missioni in Africa, come quelle in Angola proprio nel 2017. Prima di scomparire a causa dell’indagine su di lui, che vedremo a breve, il generale Zhang era incaricato di diffondere la propaganda all’interno delle forze armate cinesi e di influenzare le visioni dell’esercito cinese tra le sue controparti in Occidente. Un ruolo importante, che necessita fiducia.
Zhang, a 66 anni, era infatti considerato una sorta di stella emergente dell’importante camarilla dei militari in Cina: oltre al suo ruolo di membro della commissione militare centrale, sembrava aver conquistato la piena fiducia del numero uno Xi Jinping. Dopo aver servito nell’importante metropoli di Canton, a 58 anni aveva ottenuto il grado di generale, un risultato che in Cina solitamente si ottiene a un’età più avanzata.
Secondo i media cinesi Zhang oltre che vicino a Xi era anche da considerarsi un suo alleato molto fedele, almeno in pubblico. L’anno scorso al Beijing Youth Daily aveva specificato che alcuni militari avevano avuto un «impatto velenoso» sulla vita dell’esercito e delle istituzioni, dando quindi il proprio appoggio all’inchiesta che porterà alla condanna di Xu Caihou e di Guo Boxiong. I due finiti sotto indagine tra il 2014 e il 2015 saranno proprio il «collegamento» che porterà Zhang sotto inchiesta.
Spesso infatti l’accusa pubblica contro qualche «indagato» finisce per essere l’ultimo tentativo di salvarsi di chi sente vicina la morsa della squadra dell’anticorruzione.
Il generale Zhang sparisce
Su eastwest.eu ne avevamo scritto proprio lo scorso settembre: la campagna di epurazione di Xi Jinping tra i militari sembrava aver colpito molto in alto. Citavamo proprio Zhang, il cui nome insolitamente non compariva nella lista dei più importanti generali che da lì a poco avrebbero partecipato al diciannovesimo Congresso del partito comunista di metà ottobre a Pechino.
Il quotidiano Ming Pao di Hong Kong già a fine agosto aveva scritto che Xi Jinping aveva in mente una radicale riforma della Commissione centrale militare e che avrebbe operato senza alcuna pietà contro chiunque si fosse opposto. Xi aveva anche annunciato, secondo il Ming Pao, un importante «rimpasto» del personale apicale dell’esercito. Tra i nomi citati tra i probabili destinatari di una qualche forma di campagna non proprio favorevole c’era proprio Zhang. Il suo ruolo, forse, era talmente importante che Xi avrà pensato di doverlo riservare a qualche militare più giovane e più fidato.
Epurazioni, accuse e suicidio
Già prima del suicidio di Zhang, Xi Jinping aveva provveduto a riformare l’organo più importante per quanto riguarda i militari, ridimensionando da undici a sette membri la Commissione, che Xi non solo presiede ma di cui nomina anche i componenti. Sembra quindi comprensibile che la «vecchia guardia» abbia potuto incontrare qualche problema con il nuovo leader del Paese.
Zhang, infatti, era indagato per presunti legami e connessioni con Guo Boxiong e Xu Caihou, i due comandanti dell’esercito di più alto livello messi sotto processo fino a quel momento dal team anticorruzione di Xi Jinping che è stato comandato, fino a prima del Congresso, da Wang Qishan, braccio destro del generale.
L’anno scorso, il generale Guo, a 75 anni, è stato infine condannato all’ergastolo, un tribunale militare l’ha giudicato colpevole per tangenti in cambio di favori e promozioni. Come lui, era sotto inchiesta anche il generale Xu, 71 anni. Il suo caso aveva colpito molto l’opinione pubblica perché gli uomini del team anticorruzione erano andati a prenderlo nell’ospedale dove era ricoverato per un tumore alla vescica che lo ha poi ucciso nel 2015.
Zhang, ben sapendo che la sua carriera era finita, ha scelto invece di non affrontare un processo scontato e l’onta della condanna, decidendo di togliersi la vita e impiccandosi nella sua casa. Un gesto «vile» secondo il quotidiano dei militari cinesi.
Di sicuro si tratta di un gesto che segnala un momento importante nella campagna anticorruzione: sia perché da tempo non accadeva che un alto militare si suicidasse, sia perché segna l’esordio alla guida del potente team anticorruzione del nuovo capo, alleato di Xi, Zhao Leji.
La paura dei militari e la moria di «tigri e mosche»
Li Mingjiang, un esperto di politica cinese presso la Nanyang Technological University di Singapore, ha detto al New York Times di non ricordare l’ultima volta «che un funzionario di alto rango come il generale Zhang si sia suicidato, neanche durante il caos della rivoluzione culturale del 1966-76». Questo benché il numero di suicidi fra i funzionari pubblici a causa della campagna anticorruzione non sia proprio da poco: dal 2009 ad agosto 2016 sarebbero almeno 243 i funzionari suicidi, secondo il resoconto ufficiale di WeChat sui social media del gruppo dei media statali che pubblica The Beijing News.
«Non ha molto senso per una persona razionale prendere una decisione così drastica per porre fine alla propria vita», ha detto Li a proposito della morte del generale Zhang. «Forse sperava di salvare altre persone, i suoi familiari o suoi parenti».
Secondo Philip C. Saunders, responsabile del Center for the Study of Chinese Military Affairs at the National Defense University a Washington, «Il risultato potrebbe essere una nuova era nelle relazioni tra partito ed esercito, che infonderanno obbedienza ma anche timori all’interno della leadership del Pla (People’s Liberation Army) su chi sarà il prossimo a finire sotto processo».
Secondo alcuni osservatori il suicidio del generale potrebbe essere letto come un possibile atto di sfida contro i metodi di Xi Jinping, ma è più probabile che Zhang non abbia retto l’idea di una condanna o abbia provato a proteggere altri che potrebbero rischiare di finire nella rete.
Quale sia il motivo, il suo suicidio segna un punto rilevante, perché testimonia la fine di una generazione di militari esclusa, a torto o a ragione, per motivi disciplinari dal grande gioco di Xi Jinping, sempre più impegnato a mettere le proprie pedine al punto giusto.
@simopieranni
Il 23 novembre scorso il generale Zhang Yang, sotto indagine per corruzione, si è suicidato. Era un ex fedelissimo di Xi. Non è la prima vittima del potente team anticorruzione, ma certo la più eccellente. La sua morte può cambiare il rapporto tra il partito e i militari