La lingua cinese e i cinesi stessi sono una garanzia: è molto difficile spiegare a un occidentale, bombardato dalle informazioni sulla Cina che censura lo spirito ribelle, almeno sul web e con le parole, dei cinesi. È difficile in primis perché non si può negare l’attività censoria di Pechino, in secondo luogo perché spesso i cinesi giocano con i caratteri cinesi, con le omofonie: si tratta quindi di giochi poco comprensibili a chi non ha idea di come funzioni la lingua cinese.
Fatto sta che con il tempo il web cinese, tramite alcuni intellettuali più o meno in vista – pensiamo a Ai Weiwei e tutta la sua parodia su “armonia” e “granchi” usando l’omofonia di caratteri diversi e di diverso significato, in una sorta di deturnamento delle parole d’ordine della dirigenza cinese – ha provveduto a ribaltare significati o scatenarsi per rendere più complicato il lavoro dei censori.
La censura in Cina, infatti, opera su tanti livelli: dopo un primo blocco operato in automatico dal Great Firewall, la censura naturalmente si aggiorna. A secondo dunque di quanto accade dai ministeri preposti, primo fra tutti quello della propaganda, quello che viene definito dai netizen «il ministero della Verità», vengono di volta in volta forniti i caratteri, o le espressioni da rasare.
Dunque: dopo l’annuncio del prossimo voto sulla fine del doppio mandato presidenziale che permetterà a Xi Jinping di estendere il proprio dominio fino a quando vorrà, per i censori cinesi sono cominciate giornate frenetiche.
E se hanno subito bloccato ricerche con le parole imperatore, culto della personalità, immortalità e altre espressioni a metà tra la critica e lo scherno, poi hanno via via provveduto ad aumentare le parole bloccate.
In queste circostanze spesso nel mazzo finiscono carte piuttosto oscure. Se quindi ha senso la censura di “Xi Zedong” – simpatica espressione per spiegare in solo tre caratteri questa attuale involuzione autoritaria della Cina – ha destato qualche sospetto, o talvolta incredulità, la momentanea censura della lettera “N”. Che poco dopo è stata sbloccata.
Naturalmente ci si è chiesti: perché? Che se_so ha ce_surare u_a lettera?
Si sono aperte discussioni ed elucubrazioni ed è stato concluso che la lettera sarebbe stata censurata per bloccare i critici di Xi Jinping che, nell’ambito delle loro espressioni di biasimo per la fine dei due mandati, risulterebbero usare spesso l’espressione “N.2” per esprimere i mandati…oppure perché qualcuno avrebbe enumerato i mandati, “n volte”. O chissà, qualcuno potrebbe avere scritto: “Ora avremo Xi Jinping alla N”… Quante persone sono state censurate? Poche, se poco dopo tutto è tornato alla normalità.
Hanno invece resistito altri blocchi e chissà per quanto tempo resisteranno. In attesa di marzo, quando dopo il voto dell’Assemblea nazionale – che legittimerà uno Xi “per sempre”, altra espressione bannata – ricomincerò l’eterna lotta a guardie e ladri tra cinesi e censori.
@simopieranni
La lingua cinese e i cinesi stessi sono una garanzia: è molto difficile spiegare a un occidentale, bombardato dalle informazioni sulla Cina che censura lo spirito ribelle, almeno sul web e con le parole, dei cinesi. È difficile in primis perché non si può negare l’attività censoria di Pechino, in secondo luogo perché spesso i cinesi giocano con i caratteri cinesi, con le omofonie: si tratta quindi di giochi poco comprensibili a chi non ha idea di come funzioni la lingua cinese.