Il figlio e la moglie di Zhou Yongkang sono stati condannati a diversi anni di carcere e multe, perché secondo la Corte che ha dovuto giudicarli, avrebbero ottenuto tangenti e favori sfruttando la posizione di Zhou, ex numero nove del Politburo e «potente» zar della sicurezza in Cina. Ennesima dimostrazione del potere di Xi Jinping.
Zhou Yongkang, capelli bianchi, volto provato, era apparso tempo fa di fronte a un tribunale cinese, dopo aver lavorato nell’ombra per decenni. Era una delle persone più potenti nel decennio precedente l’ascesa di Xi. Controllava il petrolio e tutto il business della sicurezza. Era lui che decideva su repressione e controllo della dissidenza. Un impero, il suo, non solo economico, ma anche politico.
Zhou Yongkang sul finire del mandato del Politburo di cui faceva parte, tentò il passo decisivo: si alleò con Bo Xilai, finendo per mirare direttamente al vertice del potere cinese. A entrambi è andata male: entrambi sono in carcere.
Ma non solo, perché la scure della potenza del nuovo leader non ha limiti e si riversa anche sulle famiglie dei suoi nemici: così ieri la moglie e il figlio di Zhou sono stati condannati al carcere per corruzione.
Zhou Bin, il figlio di Zhou, è stato condannato a 18 anni di carcere per corruzione e transazioni d’affari illegali: è quanto ha deciso il tribunale della città di Yichang, nella provincia centrale cinese dell’Hubei.
A Zhou, secondo i media ufficiali, è stata inflitta la multa di 350,2 milioni di yuan (circa 53,5 milioni di dollari), insieme alla confisca di tutti i beni «ottenuti illegalmente». Zhou Bin e suo padre, inoltre, avrebbero accettato beni del valore di 98 milioni di yuan e altri vantaggi. Facendo leva sull’influenza del potente genitore, l’uomo avrebbe anche accettato beni del valore di ulteriori 124 milioni, secondo quanto riportato dalla sentenza.
In più, Zhou Bin è stato riconosciuto colpevole della violazione delle norme statali sul business di beni posti a rigida regolamentazione, creando «disordini» nei mercati.
Nel complesso, hanno scritto le agenzie internazionali, «si tratta dell’ultimo episodio eclatante della lotta alla corruzione promossa e fortemente voluta dal presidente Xi Jinping».
La madre di Zhou Bin e moglie di Yongkang, Jin Xiaoye, è stata a sua volta condannata a nove anni di prigione per aver accettato delle tangenti: l’annuncio è arrivato dall’account del tribunale su Weibo.
Come ha riportato la prestigiosa Caixin, «l’ex capo della sicurezza interna e membro dell’onnipotente Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista è già stato condannato all’ergastolo per aver accettato tangenti, abuso di potere e divulgazione di segreti di stato lo scorso giugno. Si tratta del funzionario di partito più anziano a essere perseguito dai tempi della Banda dei Quattro alla fine del 1970. Quegli arresti chiuDere il decennio di caos politico, noto come la Rivoluzione culturale (1966-1976), e finirono per aprire la strada per la riforma e l’apertura al mondo esterno della Cina».
Caixin ha riportato che Zhou Bin sarebbe stato arrestato nel dicembre del 2013, sette mesi dopo l’apertura ufficiale dell’indagine sul padre. Zhou Bin avrebbe usato l’influenza del padre e le sue connessioni nel settore petrolifero per costruire la sua fortuna.
Zhou Bin – infatti – è l’ex presidente della Beijing Zhongxu Yangguang Petroleum and Natural Gas Technology Ltd, una società che ha costruito e gestisce 8.000 stazioni di servizio per il più grande raffinatore di petrolio del Paese, la China National Petroleum Corp. (CNPC).
@simopieranni