La Cina crescerà al 7,5 percento, ma la sicurezza interna sembra irrompere all’interno delle due sessioni, quanto di più simile ad un parlamento, con caratteristiche cinesi. Si tratta di un incontro consuntivo, ma che dovrebbe procedere a mettere in moto la pianificazione annuale, riforme comprese. Percorso duro, arduo e difficile, date le tante resistenze all’interno del mastodontico sistema produttivo cinese.
Ieri per altro, secondo quanto si è appreso con il consueto ritardo pechinese, una donna si sarebbe data fuoco a piazza Tiananmen. Secondo le poche informazioni disponibili – hanno scritto le agenzie, riprendendo le notizie da Radio Free Asia, sembra che la donna, intorno alle ore 11 del mattino ora locale, si sia data fuoco. Le guardie che presidiano la piazza si sono tuttavia immediatamente accorte di quanto stava accadendo e hanno bloccato la donna, estinguendo in pochi minuti le fiamme e portandola via.
Non si hanno al momento informazioni sulle sue condizioni. Persone che si trovavano nella piazza al momento dell’accaduto hanno riferito di aver solo intravisto la donna, che pare avesse riportato alcune bruciature al volto. Altri hanno affermato di aver solo visto del fumo. La polizia ha infatti cercato subito di ripulire la piazza da ogni traccia dell’episodio, impedendo anche ai presenti di fare fotografie. Ad alcune persone sarebbero anche stati sequestrati i cellulari per evitare che potessero fare foto o video. Ignoti al momento i motivi del gesto, ma è evidente come ormai in Cina, la manifestazione di disperazione personale, contro torti subiti, o problematiche legate ai comportamenti dei funzionari locali, diventano un movente per compiere gesti di questo genere, o magari più organizzati, come capitato a Kunming.
Nel frattempo l’assemblea procedeva i propri lavori. Sembra un paradosso ma un paese che cresce al 7,5 percento, mette al centro – come l’Italia – la questione del lavoro. Il ministro delle Finanze cinese Lou Jiwei ha stimato una crescita del 7,5 per cento, ma ha spiegato che sarebbe sufficiente anche un 7,2 o 7,3 per cento per soddisfare gli obiettivi del governo. Il ministro ha detto che il governo ha fissato due obiettivi: creare dieci milioni di nuovi posti di lavoro e mantenere l’inflazione intorno al 3,5 per cento. «L’occupazione è l’obiettivo principale per noi -ha spiegato Jiwei- Non è così importante se alla fine la crescita sarà poco più o poco meno del 7,5 per cento».

Torna quindi il refrain di qualche mese fa, quando ci si chiedeva come la Cina avrebbe affrontato un hard lending: non c’è e non ci sarà e anzi il rallentamento viene visto dalla dirigenza comunista come un’opportunità per compiere, quello si sarebbe un miracolo, il definitivo passaggio dalla quantità alla qualità.
Infine una nota sino – europea: Anche la Cina guarda all’Europa e gli investimenti azionari sono in forte crescita. L’analisi di Dagong Europe, la succursale italiana dell’agenzia di rating cinese, indicherebbe tra i principali motori di questa tendenza l’interesse per l’high-tech e la necessità di diversificare per ridurre l’esposizione sul dollaro. «Ci aspettiamo che la Cina mantenga la sua posizione tra i maggiori investitori diretti stranieri» ha scritto in un report Richard Miratsky, analista di Dagong Europe. «La Cina ha bisogno di acquisire una sofisticata tecnologia, ridurre l’esposizione al dollaro statunitense e far fronte alle severe restrizioni statunitensi sugli investimenti esteri, questo fa aumentare gli investimenti della Cina in Europa una necessità più che una tendenza».
La Cina crescerà al 7,5 percento, ma la sicurezza interna sembra irrompere all’interno delle due sessioni, quanto di più simile ad un parlamento, con caratteristiche cinesi. Si tratta di un incontro consuntivo, ma che dovrebbe procedere a mettere in moto la pianificazione annuale, riforme comprese. Percorso duro, arduo e difficile, date le tante resistenze all’interno del mastodontico sistema produttivo cinese.