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La nuova centralità cinese


Pechino vuole riscuotere i dividendi politici dei suoi successi economici; per una politica estera più assertiva dunque è tornata a una guida onnipotente, che rappresenti la nazione, tranquillizzi e controlli i cittadini

Pechino vuole riscuotere i dividendi politici dei suoi successi economici; per una politica estera più assertiva dunque è tornata a una guida onnipotente, che rappresenti la nazione, tranquillizzi e controlli i cittadini

L’irrigidimento delle posizioni cinesi – sia esso una decisione o una conseguenza – è un fatto oggettivo. La crescita dell’antagonismo con Washington – indipendentemente dalle responsabilità da attribuire − è innegabile. Le tensioni nel Mar Cinese meridionale – causa o effetto dell’assertività di Pechino −  continuano a provocare apprensione. Per sciogliere o almeno allentare questi interrogativi è utile porsene un altro, meno eclatante ma più fertile per la comprensione. Xi Jinping sta guidando la Cina, fino a cambiarla, oppure il Paese ha bisogno di un uomo forte e lui rappresenta la migliore soluzione? La risposta ovviamente è complessa e pesca delle verità in entrambe le soluzioni avanzate. Tuttavia gli osservatori internazionali – anche tra i più avvertiti – hanno largamente evidenziato la prima risposta. Probabilmente l’impatto mediatico impone scorciatoie analitiche o titoli eccessivamente sintetici, dove prevale la personalizzazione: Xi Presidente a vita, uomo solo al comando, onnipotente come non si vedeva dai tempi di Mao.

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