Sarà Wang Yi, massimo esponente della diplomazia cinese, a ricalibrare il delicato rapporto con l’Unione europea in un viaggio che toccherà Francia, Italia, Germania e Ungheria. Ultima tappa Mosca.
Giuntura cruciale per la diplomazia cinese. Mentre il presidente iraniano Ebrahim Raisi arriva per la prima volta a Pechino per incontrare l’omologo Xi Jinping, il direttore della Commissione centrale per gli Affari esteri cinese Wang Yi si reca in Europa. Il ricevimento di Raisi serve per far ripartire i rapporti con Teheran dopo i malumori creati dalla firma apposta da Xi al comunicato finale del Consiglio del Golfo (in cui si dava ragione agli Emirati Arabi Uniti su una disputa territoriale aperta con l’Iran) durante la sua visita di dicembre in Arabia Saudita. Il viaggio di Wang ha invece l’obiettivo di tenere aperta la porta della diplomazia con l’Unione europea, riaffermando poi il sostegno politico alla Russia di Vladimir Putin, visto che l’ultima tappa dell’ex ministro degli Esteri cinese (promosso all’interno del Politburo del Partito comunista al Congresso dello scorso ottobre) sarà proprio a Mosca.
Prima, però, i passaggi in Francia e in Italia. Si tratta di due tappe chiave per la diplomazia cinese, che prova a non recidere il legame con l’Occidente nonostante le crescenti tensioni con gli Stati Uniti, anche a seguito della vicenda dei presunti palloni-spia che continua a inquinare i canali di dialogo tra le due potenze. Dopo la visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz a inizio novembre, la Cina vorrebbe veder apparire a Pechino anche Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Il presidente francese aveva più volte manifestato l’intenzione di recarsi in Cina ed è un grande sostenitore della prospettiva di chi vorrebbe mantenere stretti i rapporti con Pechino per impedire che quest’ultima si avvicini sempre più alla Russia. Il viaggio di Wang servirà probabilmente a preparare il terreno per la possibile visita di Macron, così come per quella di Meloni. La premier italiana è stata invitata in Cina da Xi durante il bilaterale a margine del summit del G20 di Bali dello scorso novembre. Da allora, Meloni ha parzialmente corretto la postura sulla Cina visto il successo imprevisto del dialogo col presidente cinese. Quantomeno a livello pubblico e ufficiale, nessuna dichiarazione ostile né di aperta critica, in controtendenza con quanto accaduto durante la campagna elettorale, quando la leader di Fratelli d’Italia si era espressa più volte su dossier delicati come Taiwan e Tibet, prefigurando l’uscita dell’Italia dalla Belt and Road Initiative. Durante l’incontro con Xi si è invece parlato molto di aumento delle esportazioni italiane sul mercato cinese. Da qui una posizione un po’ più attendista, a partire dall’argomento Taiwan, con la premier che potrebbe volare a Pechino in primavera per un incontro che fino a qualche tempo fa era tutt’altro che scontato.
Dopo di che Wang sarà a Monaco di Baviera per partecipare alla Conferenza sulla sicurezza, in programma dal 17 al 19 febbraio. Secondo il comunicato del Ministero degli Esteri cinese, ora guidato dall’ex ambasciatore a Washington Qin Gang, Wang terrà un discorso sul concetto di sicurezza “comune, globale, cooperativa e sostenibile” promosso da Xi, sottolineando che la Cina “aderirà sempre alla via dello sviluppo pacifico”.
C’è dunque da aspettarsi l’ennesima rimodulazione del messaggio cinese sulla guerra in Ucraina. Rimodulazione più in alcuni dettagli formali che non negli elementi sostanziali, rimasti sempre invariati sin dall’inizio del conflitto. Anzi, sui media di Stato cinesi, in questi giorni si sottolinea che le responsabilità di un’eventuale nuova escalation saranno da ascrivere soprattutto agli Stati Uniti e alla loro scelta di “ignorare” le richieste di Mosca e le sue “legittime preoccupazioni” sulla sicurezza. In terra tedesca potrebbero arrivare interessanti agganci diplomatici. Secondo l’agenzia di stampa giapponese Kyodo, Wang incontrerà in un bilaterale il Ministro degli Esteri di Tokyo, Hayashi Yoshimasa. Incontro particolarmente atteso, dopo le rinnovate tensioni tra i due paesi asiatici in seguito all’elevazione della partnership militare tra Usa e Giappone, nonché l’approvazione di una nuova strategia di difesa da parte dell’amministrazione del premier Kishida Fumio. Ma c’è anche chi immagina un possibile colloquio con la vicepresidente americana Kamala Harris, magari per provare a riannodare il filo che si è slegato dopo la cancellazione della visita del segretario di Stato Antony Blinken a Pechino.
Ma la coda del tour di Wang prevede due tappe meno “allineate” all’Europa atlantista. Previsto infatti uno stop in Ungheria, che mantiene una posizione ambigua sull’invasione russa visti anche i rapporti privilegiati tra Viktor Orban e Vladimir Putin. Chiusura poi proprio a Mosca, prima del rientro in Cina il 22 febbraio. Wang sarà ricevuto dal Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e potrebbe parlare anche direttamente con Putin, a poche ore dal primo anniversario dell’invasione. Nel frattempo, da venerdì 17 si terranno delle esercitazioni navali congiunte tra le marine di Cina e Russia al largo del Sudafrica. A testimonianza del fatto che, al di là del tentativo di mantenere fluidi i rapporti con i Paesi Ue, Pechino non ha intenzione di allontanarsi da Mosca.