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Cina, Usa e le crisi internazionali


Nelle recenti crisi mondiali, Iraq e Ucraina, su tutte, la Cina ha tenuto una posizione moderata, chiedendo stabilità internazionale, ma senza entrare troppo nel merito. Pechino e il Pcc sono infatti impegnati in ambiziosi progetti interni, con le importanti riforme economiche da valutare e correggere, insieme alla necessità di avviare quel processo verso la creazioni di uno stato di diritto, di cui si parla da tempo in Cina.

Nelle recenti crisi mondiali, Iraq e Ucraina, su tutte, la Cina ha tenuto una posizione moderata, chiedendo stabilità internazionale, ma senza entrare troppo nel merito. Pechino e il Pcc sono infatti impegnati in ambiziosi progetti interni, con le importanti riforme economiche da valutare e correggere, insieme alla necessità di avviare quel processo verso la creazioni di uno stato di diritto, di cui si parla da tempo in Cina.

E nelle scorse settimane, in ben due occasioni, il presidente americano Barack Obama ha tentato di «stanare» la Cina. In due successive interviste, all’Economist e al New York Times, Obama si è riferito alla Cina, sostendendo che Pechino starebbe volontariamente evitando di prendere una posizione chiara a livello internazionale. In pratica, ha specificato il presidente Usa, la Cina, pur essendo la seconda potenza economica mondiale, da un punto di vista diplomatico continua a mantenere un basso profilo. Obama ha definito Pechino, «free rider», indicando con questa terminologia la consueta strategia cinese, che vuole Pechino muoversi in autonomia, a seconda dei propri interessi (come se gli Usa e altre potenze mondiali, facessero in modo diverso). Le allusioni di Washington a Iraq e Ucraina erano chiare.

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