Xi Jinping salta il G20 e accoglie in Cina i presidenti di Zambia e Venezuela. Un messaggio chiaro al mondo di come la Cina intende gestire la sua politica estera
A Nuova Delhi è in corso il G20, il forum che riunisce le 20 principali economie mondiali, responsabili dell’85% del Pil globale. A rapporto, però, non c’è Xi Jinping. La Cina viene rappresentata dal premier Li Qiang, numero due del partito e stretto confidente di Xi. Da quando è salito al potere nel 2012, è la prima volta che il leader cinese salta il G20. Come spesso accade quando si parla di Cina, non sono state date spiegazioni chiare sulle ragioni dietro la sua assenza. Quello che sappiamo è che Xi è rimasto a Pechino e ospiterà due leader di paesi fortemente indebitati: il Presidente dello Zambia Hakainde Hichilema, in visita dal 10 al 16 settembre, e il Presidente del Venezuela Nicolas Maduro, che si tratterrà dall’8 al 14 settembre. Le scelte diplomatiche di Xi Jinping non sono casuali. Piuttosto, sono un messaggio chiaro al mondo di come la Cina, alla luce del contesto geopolitico attuale, preferisce condurre la sua politica estera.
Questione di priorità
A far bene i conti, Xi non aveva poi grandi motivazioni per recarsi a Nuova Delhi. Il G20 di quest’anno ha un solo, grande protagonista: l’India di Narendra Modi. Il Forum consacra l’ingresso dell’India nelle grandi potenze; Modi si è impegnato in tutti i modi affinché questo aspetto fosse visibile a tutti come un suo traguardo, tappezzando le città indiane con il suo volto e trasformando la capitale indiana in ‘una città svizzera’ – per pulizia e ordine – in vista dell’arrivo dei leader mondiali. Dal punto di vista del leader cinese, presenziare al G20 lo avrebbe messo in una posizione scomoda. In assenza del Presidente russo Vladimir Putin, gran parte delle pressioni legate al dossier ucraino si sarebbero focalizzate su Xi. La Cina, inoltre, sta attraversando un periodo di tensioni con l’India, causate delle crescenti restrizioni all’export cinese e delle mai risolte dispute territoriali. Dato il buon rapporto (seppur di convenienza) tra India e Stati Uniti, la Cina rischiava di trovarsi messa all’angolo.
Con la sua assenza dal G20, Xi Jinping esplicita la sua disillusione nei confronti dell’attuale sistema di governance globale e di tutte quelle strutture internazionali troppo permeate dall’influenza occidentale. Allo stesso modo, rimanere in Cina per accogliere i leader di Zambia e Venezuela, entrambi non membri del G20, mostra le priorità di Pechino: concentrarsi su chi, come lui, vuole cambiare radicalmente lo status quo del sistema internazionale e sui forum multilaterali – come il vertice BRICS – in cui la Cina ha grande peso e può far valere la sua voce.
Per i media cinesi, in Occidente si sta diffondendo un’interpretazione sbagliata dell’assenza di Xi Jinping dal G20. Infatti, il fatto che non ci sia il leader cinese, non vuol dire che non sia la Cina. Secondo il Global Times, un tabloid megafono della propaganda di partito, la Cina non ha saltato il G20, ma ha piuttosto ha scelto di presenziare a due eventi complementari: con Li Qiang al Forum di Nuova Delhi e con Xi Jinping all’accoglienza di due leader di Paesi del Sud Globale esclusi dal G20.
Creditori e debitori
La Cina è un attore cruciale quando si parla di ristrutturazione del debito. Ad oggi, Pechino è il maggior creditore bilaterale a livello globale, con gran parte dei suoi fondi canalizzati sui paesi in via di sviluppo. Secondo i dati del 2021, la Cina detiene il 17.6% del debito dello Zambia; nel caso del Venezuela, nonostante i pochi dati disponibili, si stima che il paese abbia un debito verso la Cina di circa $ 12 miliardi. Negli ultimi anni, sia il Paese africano che quello sudamericano hanno cercato di ottenere delle ristrutturazioni del loro debito con la Cina, per far fronte ai loro livelli di debito sempre più preoccupanti.
All’inizio di quest’anno, lo Zambia è stato il primo paese a ottenere un’importante riduzione del debito attraverso il cosiddetto Common Framework. Pechino ha avuto un ruolo centrale, coordinandosi con gli altri creditori del Club di Parigi e gli obbligazionisti. Gran parte delle discussioni tra il Presidente Hakainde Hichilema e Xi Jinping si focalizzerà dunque sulla questione del debito. Soprattutto perché il tanto cercato accordo per rinegoziare il debito dello Zambia necessita ancora di un memorandum d’intesa per essere effettivo.
La Cina, però, ha anche altri interessi in ballo con lo Zambia. L’importanza globale del Paese africano sta crescendo grazie ai suoi vasti depositi di minerali, una componente imprescindibile per attuare la transizione energetica. Le risorse zambiane comprendono anche il rame, le miniere di nichel e le risorse di cobalto. Pechino punta dunque ad assicurare la sua influenza nel paese: ad esempio, la Zijin Mining Group Co. è in lizza per acquisire una partecipazione nelle attività della Mopani Copper Mines Plc dello Zambia, rilevata dal governo nel 2021 e ora società a maggioranza statale.
Per quanto riguarda l’arrivo del Presidente venezuelano in Cina, è da intendersi come parte del processo di riavvicinamento tra i due Paesi, dopo anni di relazioni più fredde. Appena dopo aver messo piede a Shenzhen, Maduro ha twittato che la sua visita “storica” era volta a “rafforzare la cooperazione e la costruzione di un nuovo ordine mondiale”. In realtà, anche in questo caso, è lecito pensare che una buona parte delle discussioni sarà riservata a questioni economiche. Energia, il rimborso del debito e i nuovi finanziamenti saranno probabilmente il vero focus della visita. Il Venezuela ha una delle più importanti riserve di petrolio al mondo, mentre la Cina è uno dei maggiori acquirenti mondiali della materia prima. Per questo, dal 2007, Pechino si è affermata come uno dei principali finanziatori venezuelani, fornendo fondi per infrastrutture e progetti petroliferi. Secondo Bloomberg, la Cina avrebbe erogato fino al 2015 circa 60 miliardi di dollari in prestiti, garantiti con forniture di petrolio. Adesso, in vista della candidatura ad un terzo mandato, Maduro sta cercando di massimizzare i guadagni del petrolio e, dunque, ha necessità di rinvigorire i rapporti con la Cina. A maggior ragione, date le sanzioni internazionali che gravano sul paese, rendendo la Cina un creditore e compratore da tenersi stretto.
L’altra sponda
La Cina porta avanti la sua offensiva diplomatica su più fronti, dando però priorità a quelli in cui si respira un’aria di frustrazione verso l’Occidente e gli Stati Uniti. I BRICS e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai – di cui Pechino è fondatore o attore principale – hanno acquisito alla luce della crescente frattura con l’Occidente un valore chiave per l’ascesa cinese. Il mese prossimo, Xi Jinping dovrebbe ospitare il Belt and Road Forum per celebrare 10 anni dall’annuncio della BRI – l’iniziativa infrastrutturale, commerciale e anche geopolitica, simbolo della sua leadership.
La Cina è un attore cruciale quando si parla di ristrutturazione del debito. Ad oggi, Pechino è il maggior creditore bilaterale a livello globale, con gran parte dei suoi fondi canalizzati sui paesi in via di sviluppo. Secondo i dati del 2021, la Cina detiene il 17.6% del debito dello Zambia; nel caso del Venezuela, nonostante i pochi dati disponibili, si stima che il paese abbia un debito verso la Cina di circa $ 12 miliardi. Negli ultimi anni, sia il Paese africano che quello sudamericano hanno cercato di ottenere delle ristrutturazioni del loro debito con la Cina, per far fronte ai loro livelli di debito sempre più preoccupanti.