Ancora Usa contro Cina, in un ampio spettro del conflitto che oscilla tra contese territoriali asiatiche, zone di identificazione di difesa aerea, zone riservate marittime e la polemica nata dall’indagine del Dipartimento della giustizia americana sui componenti degli F35 fabbricati in Cina. Nel frattempo Pechino si concentra su quello che pare essere il futuro dello scontro muscolare: l’esercito marittimo.
Secondo quanto ha scritto il China Daily in un recente articolo sullo sviluppo pacifico dell’esercito cinese, un apparente ossimoro che però costituisce un punto fermo nel linguaggio propagandistico di Pechino, «la modernizzazione della marina cinese è iniziata negli anni ’90 e ha visto una raffica di scoperte nel 2013, compresa la creazione di una prima forza aerea da portaerei e le prime esercitazioni nel Mar Cinese Meridionale per la sua unica portaerei, la Liaoning».
I motivi: le spinte sempre più complesse nel Pacifico, che si estendono al di là del «blocco della prima catena di isole» – ovvero l’arco di isole che racchiudono le acque costiere della Cina e la separano dal Pacifico. La Reuters ha descritto la rapida espansione della marina del PLA come responsabile di un cambiamento sismico nell’equilibrio militare in Asia e l’affermazione non sembra tanto distante dalla verità.
L’ultimo scontro a distanza è stata proprio riguardo l’istituzione di una zona marittima esclusiva. Dal primo gennaio la Cina ha istituito una zona di pesca, a sud della provincia cinese dell’isola di Hainan. La zona comprende acque che sono da tempo al centro di controversie territoriali tra Cina, Vietnam, Filippine, Taiwan, Malesia e Brunei.

La decisione di Pechino, che segue quella di fine anno scorso riguardo la zona di identificazione aerea, non poteva non creare nuove polemiche, anche perché secondo i detrattori della potenza cinese, l’area di pesca che la Cina ha riservato per sé, imponendo di fatto a qualsiasi altro peschereccio di comunicare all’interno della zona la propria presenza per ottenere un eventuale permesso, sarebbe quella più ricca di risorse.
Le forze di polizia marittima cinese avrebbero quindi la facoltà di espellere qualsiasi peschereccio straniero entrato nelle acque senza permesso e confiscare la nave. I trasgressori potrebbero anche affrontare multe di 500mila yuan (circa 60mila euro). Secondo quanto affermato dai funzionari di Hainan nessun peschereccio, dal primo gennaio, sarebbe stato espulso o bloccato; tuttavia, i media vietnamiti hanno riferito che un loro vettore sarebbe stato sequestrato il 3 gennaio scorso. Raul Hernandez, portavoce del Dipartimento degli Affari Esteri delle Filippine, ha detto che Manila non era stata informata circa le nuove regole e ha subito chiesto chiarimenti alla Cina. La risposta più dura, ovviamente è arrivata da Washington che ha definito la decisione cinese, «provocatoria e potenzialmente dannosa».
La portavoce della segreteria di Stato americana ha specificato che la Cina non avrebbe avvisato circa le proprie intenzioni, in piena violazione degli accordi internazionali, sottolineando inoltre come «il gesto cinese rischi di aumentare le tensioni e gli accordi diplomatici che garantiscono la pace nella regione».
Con la scusa di alterare gli equilibri dell’area, che di equilibrato hanno ben poco, tanto la Cina quanto gli Stati Uniti, rinfacciano l’un l’altro ogni mossa. Pechino non perdona a Obama di avere inaugurato con estrema veemenza la propria strategia asiatica – conosciuta come Pivot to Asia – e che secondo i cinesi non sarebbe altro che un tentativo di accerchiare la Cina.
Sia da un punto di vista militare, attraverso le basi e le alleanze, sia da un punto di vista commerciale, dato che gli Usa stanno lavorando a un trattato di libero commercio con molti paesi asiatici, ad esclusione, ovviamente, della Cina. Washington dal canto suo polemizza con Pechino per ovvie ragioni: stiamo parlando di un’area geografica in cui la Cina ha storicamente dominato e il Nuovo Sogno cinese del Presidente Xi Jinping prevede un nuovo ruolo preminente del paese proprio nella zona considerata di «casa».
Ancora Usa contro Cina, in un ampio spettro del conflitto che oscilla tra contese territoriali asiatiche, zone di identificazione di difesa aerea, zone riservate marittime e la polemica nata dall’indagine del Dipartimento della giustizia americana sui componenti degli F35 fabbricati in Cina. Nel frattempo Pechino si concentra su quello che pare essere il futuro dello scontro muscolare: l’esercito marittimo.