Sulla soglia della presidenza promise di cedere le sue attività. Ma dopo due anni il presidente ucraino è ancora a capo della sua fabbrica di cioccolatini e di una rete di società offshore. Ed è sempre più ricco.
Un impero di cioccolato, la Roshen, valutato da solo 3 miliardi di dollari. Più partecipazioni azionarie in fabbriche d’auto e cantieri navali. Più una tv, Canale 5. Eppure, quand’era ancora un candidato, fu chiaro sul punto: «Farò di tutto per vendere le mie proprietà non appena sarò presidente».
Oggi che è il presidente dell’Ucraina, non solo continua a essere a capo del suo business, ma è comparso nei Panama Papers come titolare di società in paradisi fiscali. Ed è anche l’unico tra i grandi uomini d’affari ucraini ad aver visto la propria ricchezza crescere: nonostante la gravissima crisi economica che stritola il Paese e la guerra che succhia preziose risorse, il suo patrimonio personale è arrivato a 858 milioni di dollari.
Sull’onda dello scandalo Panama Papers, Poroshenko si era affrettato a twittare che «dal momento in cui sono diventato presidente non prendo più parte alla gestione dei miei affari, che ho delegato a una società di consulenza». Ma la realtà sembra più articolata.
La rete di società
I reporter investigative dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project, Occpr, sono stati sul collo di Poroshenko e hanno scoperto che anche dopo aver assunto la presidenza ha continuato a gestire la sua rete di società attraverso la Prime Assets Capital – una holding registrata in Ucraina, di cui risulta unico beneficiario al registro delle imprese – e la banca ucraina International Investment Bank, di cui possiede il 60%, sia attraverso la stessa Prime Assets Capital che a titolo personale, in base ai dati pubblici della Banca nazionale ucraina. Secondo gli investigatori dell’Occpr, è proprio la banca lo snodo centrale di una ragnatela di società e partecipazioni tuttora molto attiva. L’amministratore delegato della Roshen, Vyacheslav Moskalevsky, ha affermato che dei tentativi di vendita sono stati fatti, ma che «nessuno riesce a vendere niente qui adesso», riferendosi allo stato disastroso dell’economia ucraina e all’incertezza dovuta alla guerra. Per questo Poroshenko avrebbe trasferito la proprietà della Prime Assets Capital a un blind trust gestito dalla società svizzera Rothschild Trust.
I documenti fuoriusciti dallo studio Mossack-Fonseca nei Panama Papers mostrano però che Poroshenko ha continuato a gestire attività legate al suo business. Ad agosto 2014, quando cioè era presidente da quattro mesi, ha registrato una società offshore alle Isole vergini, la Prime Assets Partners Ltd. Poroshenko si è giustificato dicendo che si trattava di una manovra per rendere la vendita della Roshen più appetibile per gli investitori stranieri. In ogni caso, Poroshenko non ha fatto parola della Prime Assets Partners nella dichiarazione pubblica dei redditi, violando la legge.
Guadagni record
Dai Panama Papers emergono altre società collegate a Poroshenko, come la Intraco Management, registrata alle Isole Vergini, e la Chartomena Ltd, registrata a Cipro. La prima risulta di proprietà di Serhyi Zaitsev, un manager della Roshen. Dai documenti fuoriusciti dallo studio Mossack Fonseca emerge che la Prime Assets Partners svolge il ruolo di holding per entrambe le società delle Isole Vergini e di Cipro e che Poroshenko ne è l’unico proprietario. Tra le carte è emersa anche una fotocopia del passaporto di Poroshenko.
Il presidente si è difeso dicendo che le società offshore dovevano servire da veicolo per il passaggio al blind trust e che il processo in realtà non si è ancora concluso. Quello che non torna è che le due società risultano registrate, rispettivamente, nel 2005 e nel 2012. Anni prima che Poroshenko diventasse presidente.
L’intrico di società è solo una delle ombre che si addensano sulla presidenza di Poroshenko. L’altra sono gli strabilianti risultati del business di Poroshenko da quando è diventato presidente. Nel 2015 la International Investment Bank ha registrato entrate per 1,3 milioni di dollari, visto aumentare il patrimonio dell’85% e aumentato il proprio capitale del 18%. Il quarto miglior risultato tra tutte le banche ucraine, segnate da una crisi profonda e generalizzata.
(continua)
@daniloeliatweet
Sulla soglia della presidenza promise di cedere le sue attività. Ma dopo due anni il presidente ucraino è ancora a capo della sua fabbrica di cioccolatini e di una rete di società offshore. Ed è sempre più ricco.